laR+ IL COMMENTO

Le mani destre sui media

Dall’Ungheria alla Svizzera vige il teorema per cui ‘l’information c’est moi’. E chi si permette di fare il watch dog rischia di passare per un sovversivo

In sintesi:
  • All’editto berlusconiano si stanno uniformando i leader sovranisti in Europa
  • Anche da noi sono anni che la destra tenta di mettere all’angolo la Ssr
  • Ora manca solo il (probabile) ritorno di Donald Trump
Una sorta di Murdoch in stile Gulasch
(Keystone)
13 agosto 2024
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Il 18 aprile del 2002, da Sofia, Silvio Berlusconi pronunciò un diktat che passò alla storia come l’Editto bulgaro. Tuonò Berlusconi che “l’uso che Biagi... Come si chiama quell’altro? Santoro... Ma l’altro? Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga”. Poco tempo dopo Biagi, Santoro e Luttazzi, che niente altro avevano fatto se non il loro mestiere, ovvero criticare determinate decisioni del governo italiano di centrodestra, furono cacciati dalla Rai. All’editto berlusconiano di 22 anni fa si stanno, a quanto pare, uniformando i leader di destra al potere in Europa. Sempre in Italia, intanto, sono spariti dalla tv pubblica nomi eccellenti come quelli di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, levatisi dai piedi di loro iniziativa, prima di venire allontanati. Mentre la giornalista Serena Bortone si è vista togliere la sua trasmissioni dai dirigenti di tendenza meloniana per aver denunciato una censura ai danni dello scrittore Antonio Scurati.

In Francia invece il Rassemblement National del duo Le Pen-Bardella, uscito vincente dal primo turno delle Legislative anticipate e poi sconfessato al ballottaggio, aveva messo all’ordine del giorno di un ipotetico programma di governo di estrema destra la privatizzazione del servizio pubblico radio-televisivo. Cosa che, in qualche modo, era già riuscita al magnate di Arcore. Il quale, come presidente del Consiglio, controllava la Rai e come proprietario di Mediaset il principale servizio audiovisivo commerciale.

Anche da noi sono anni che la destra tenta di mettere all’angolo la Ssr, ritenuta troppo di sinistra. Vige, come dire, anche in Svizzera, il teorema per cui “l’information c’est moi” e chi si permette con servizi, interviste, magari anche con un’innocua interlocuzione durante un dibattito di fare il watch dog rischia di passare per un sovversivo.

Neanche il premier unghesere Viktor Orbán riesce a trattenersi dall’impulso di mettere le mani sui media, per evitare di doversi confrontare con giornalisti non allineati. Negli ultimi anni, grazie ai capitali di imprenditori amici, è diventato, sia pure indirettamente, una sorta di Murdoch in stile Gulasch. Nel 2022 si è impadronito di Euronews, l’emittente televisiva con sede a Lione, che venne diretta dal ticinese Dario Robbiani e che, da tempo, si trovava in serie difficoltà economiche. Un bell’affare propagandistico visto che stiamo parlando di una Cnn europea in grado di trasmettere, via satellite, in 155 nazioni. Considerando che Orbán, oltre a essere un sovranista di destra è pure filo-putiniano, potrebbe mediaticamente contribuire a ripulire, per una vasta platea, la figura del neo-Zar. Dalla parte di Putin sta anche il premier populista slovacco Robert Fico, che di recente con l’aiuto del parlamento ha fatto chiudere la tv di Stato, con l’intenzione di riaprirla in una versione meno critica verso il suo governo.

Insomma, manca solo il ritorno di Donald Trump perché l’informazione si riduca a quella della canzone ‘L’inquilino’ di Cochi e Renato: “Se gan de dì quei di giurnal che el so mesté le de cuntà su i ball a la matina quand leven su ciapen el scoop e se’l pichen in del...”.