Se si vuole intervenire in maniera incisiva per evitare il collasso viario sull’asse nord-sud che passa dal Gottardo bisogna spendere. O meglio: investire
Situazioni straordinarie richiedono misure straordinarie. E anche una buona dose di coraggio. Coraggio, creatività e intraprendenza che consentano di evitare il più grande pericolo dopo la tragedia vissuta in Mesolcina col nubifragio di venerdì scorso: la paralisi. Paralisi della viabilità che comporterebbe non solo grandi disagi per i viaggiatori, ma anche importanti perdite per il settore turistico nel periodo più “caldo” della stagione estiva.
Se invochiamo misure straordinarie è anche perché una qualche immagine di intervento “eterodosso” da parte delle autorità federali la si è già vista, tutto sommato di recente. Per esempio durante il primo periodo pandemico. Era il 25 marzo 2020, un tempo che oggi può sembrare un’era geologica precedente, quando l’allora consigliere federale Ueli Maurer annunciò la messa a disposizione dei crediti ‘Covid’ garantiti dalla Confederazione per tutte le Pmi svizzere. Ben venti miliardi di franchi stanziati da Berna per scongiurare il rischio di un collasso, in quel caso di ampia portata a livello economico e sociale.
Certo, ora non parliamo di una grande crisi sanitaria con importanti ripercussioni in tutto il mondo, ma della chiusura per circa un mese dell’A13. Chiusura che consentirà all’Ustra di svolgere i lavori di ripristino di quel pezzo di strada fra Lostallo e Soazza portato via dalla furia della Moesa esondata.
Fatto sta che l’appello lanciato dal consigliere federale Albert Rösti affinché chiunque intenda recarsi in Ticino nelle prossime settimane “prenda il treno e non la macchina” appare mossa insufficiente. Idem per quanto riguarda la campagna di sensibilizzazione promossa dal Dipartimento federale degli affari esteri nei confronti dei viaggiatori internazionali. Tutto lodevole, per carità. Così come il fatto che le Ffs mettano a disposizione durante il fine settimana convogli più lunghi con 11mila posti supplementari.
Ma resta un problema di fondo: se si vuole intervenire in maniera incisiva per evitare il collasso viario sull’asse nord-sud che passa dal Gottardo bisogna spendere. O meglio: investire (verbo più gradito alla politica). Si pensi e si adoperi, velocemente, una qualche forma di agevolazione tariffaria per il turismo interno che permetta alle famiglie di salire sul treno a prezzi ipervantaggiosi; si potrebbero addirittura prevedere corse gratuite in determinati momenti di punta in modo da snellire per davvero il traffico stradale. Nonostante lo scetticismo espresso dal direttore dell’Ufficio federale dei trasporti, un tentativo che possa incentivare un cambiamento delle abitudini andrebbe fatto. Una sorta di “prova generale” forzata dalle circostanze di quella che potrebbe essere in un futuro, si spera non troppo lontano, una politica lungimirante in materia ambientale e di mobilità.