Quotidiano in classe

Se il quotidiano non va dai ragazzi, i ragazzi vanno al quotidiano

Consci che i giovani hanno bisogno di esperienze vere, abbiamo accolto 12 volenterosi studenti che hanno provato a ‘essere’ una redazione per un giorno

In sintesi:
  • L’abbiamo chiamata ‘Giornalista per un giorno’
  • Ci siamo ritrovati con allievi provenienti da diversi angoli del cantone
  • L’impressione ricavata è che tra di loro ci fosse una sorta di comune denominatore
Una formula differente
27 marzo 2025
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Con il gruppo di lavoro del ‘Quotidiano in classe’ – composto dai professori Claudio Rossi, Giovanna Lepori e Clio Rossi –, un progetto sostenuto dal Decs e portato avanti con encomiabile sforzo da questi tre docenti, l’idea è emersa in maniera spontanea. Ispirati dal vecchio proverbio di Maometto, ci siamo detti: se il quotidiano non va dai ragazzi, i ragazzi vanno al quotidiano. La discussione verteva su come rinnovare un modello di concorso per gli allievi delle Medie che negli ultimi anni suscitava sempre meno interesse. Confrontati con tutta una serie di fatti e di pregiudizi (gli adolescenti sono svogliati, non sanno più scrivere, non riescono ad approfondire nulla), abbiamo optato per proporre una formula differente, consci che i giovani di oggi hanno bisogno di vivere esperienze vere, di fare parte di qualcosa di concreto. L’abbiamo chiamata ‘Giornalista per un giorno’: un’intera giornata a laRegione in cui provare a “essere” una redazione, accompagnati da una prof e dal direttore del giornale.

Lunedì 17 marzo ci siamo quindi ritrovati di fronte dodici volenterosi ragazzi provenienti dalle quarte medie di diversi angoli del cantone: Stabio, Gordola, Bellinzona, Losone, Caslano, Balerna… Una sorta di piccola classe dove ognuno ha portato con sé idee, spunti, inquietudini. Per questioni di spazio, solo qualcuno dei loro testi verrà pubblicato sull’edizione de laRegione del 7 aprile, quando il giornale andrà – come oggi – a tutte le scuole che partecipano alle attività del ‘Quotidiano in classe’. Qui però vi raccontiamo brevemente le storie di tutt’e dodici. Emma è interessata alla politica energetica della Confederazione, in particolare al nucleare; Diego vorrebbe capire cosa c’è dietro alla solitudine; Marco è affascinato dalla parabola del Como calcio; Laura, Nicole e Vivian sono amiche: tutt’e tre riflettono sugli stereotipi che condizionano la nostra società; Pavel è appassionato di Formula 1; la passione di Gaia è il basket; quella di Santiago la King’s League; quella di Martina e dell’altra Gaia invece è la musica; Sofia è preoccupata per il rapporto dei giovani con i social media.

L’impressione ricavata è che ci fosse una specie di comune denominatore tra questi dodici bravi ragazzi: la linearità del percorso scolastico. Convinti che questa non sia una condizione sine qua non per raggiungere un determinato traguardo (evolutivo prima che formativo), ci sarebbe piaciuto poter interagire anche con qualcuno come Pietro, quel ragazzo che in quarta media è caduto in un processo talmente autodistruttivo da impedirgli di finire la scuola, ma che ora sta per concludere il suo apprendistato; oppure con una ragazza come Marcella, entrata in terza media in una sorta di limbo e ancora alla ricerca di una via di uscita; o come Ulisse, che a un certo punto in seconda media non trovò più la forza per uscire di casa e che oggi, un anno dopo, supportato da una rete di validi professionisti inizia a fare i suoi primi passi verso un tirocinio.

Alla giornata di laboratorio non c’erano quindi i molti Pietro, Marcella e Ulisse… O forse in qualche modo c’erano. Partiti dal padre dell’Islam, arriviamo a quello dell’Aleph: pare che Borges abbia detto che “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”. Per analogia potremmo allora pensare che ogni volta che un adolescente si chiede “perché?” durante un giorno di stage, oppure mentre guarda fuori dalla finestra di camera sua, a ricominciare sia la storia del giornalismo, inteso come il guardiano di una società democratica fondata sui valori della libertà e dell’uguaglianza.

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