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Di diari, Matteotti e Smemorande

Schlein risponde in stile Smemoranda a Salvini sul caso Salis. Ma la sinistra davvero può limitarsi a scimmiottare le citazioni dei Doors?

In sintesi:
  • Abbassarsi e inseguire la destra sul piano degli slogan facili non sembra la soluzione giusta per la sinistra
  • Lo scrittore Giorgio Fontana ricorda ruolo e politica di Matteotti, certificando la distanza con quella attuale
  • L’applauso e la retorica consolatoria non possono bastare
La scritta ‘Votate Matteotti’ su un muro di Venezia
(Wikipedia)
6 febbraio 2024
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I diari possono ispirare. Ma ci sono diari e diari. Il più citato è forse quello di Anna Frank, ma anche ‘Se questo è un uomo” di Primo Levi lo è. La lista è lunga e varia: include viaggi (quelli in Italia di Goethe e Stendhal o “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani), pensieri in libertà (“Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese), false memorie (“La versione di Barney” di Mordecai Richler) e prigionie (da Silvio Pellico a Nelson Mandela). Chi sta politicamente a sinistra ha l’imbarazzo della scelta sulle fonti a cui ispirarsi, dai diari di Che Guevara ai “Quaderni dal carcere” di Antonio Gramsci.

Eppure Elly Schlein, segretaria del Pd, non sembra andare oltre la Smemoranda, diario scolastico cult degli anni ’90 appassito a tal punto da non avere nemmeno uno straccio di acquirente all’asta fallimentare di due settimane fa. Lì si scopiazzavano frasi di oscuri poeti spacciandole per proprie o si trascrivevano battute, citazioni e testi di canzoni. C’era l’adolescenza dentro: i compiti a casa, ma soprattutto i primi amori, le amicizie e gli appuntamenti extrascolastici.


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I tempi della Smemoranda

Solo che poi l’adolescenza finisce e le Smemorande chiudono. Non per Schlein, che nella sua smania di inseguire sul suo stesso terreno Matteo Salvini, re incontrastato dei messaggi fast-food (o meglio, junk-food), risponde alle sue squallide invettive sul caso Salis (la maestra italiana detenuta in Ungheria e accusata di aver aggredito appartenenti a un gruppo neonazista) con un pensierino da liceale impegnata (nemmeno il primo, a dirla tutta). Questo: “Orbán ha dichiarato che dopo le elezioni entrerà nei conservatori europei con Giorgia Meloni. E Meloni lo accoglierà a braccia aperte, perché le sue non sono legate con le catene”. Una cosa che sta a metà strada tra una citazione dei Doors, una di “Blade Runner” e una di Walter Veltroni. Smemorandesca, appunto.

Proprio in questi giorni, su Il Post, è uscito un pezzo a firma dello scrittore Giorgio Fontana sulla figura mai troppo capita dai più, soprattutto a sinistra, di un’icona della sinistra italiana, Giacomo Matteotti, il deputato socialista che sfidò in Parlamento Mussolini e in cambio venne ucciso dalle squadracce fasciste. Matteotti è il martire perfetto da citare per strappare l’applauso. Eppure, scrive Fontana, lui non cercava l’applauso né il consenso facile, perché la prima differenza tra certa destra becera dalle soluzioni facili e dagli slogan facilissimi è il ragionamento. Che è vero, oggi non paga, anche perché nessuno lo pratica.


Keystone
Elly Schlein, segretaria del Pd

Dice Fontana: “La modernità di Matteotti sta nell’aver inteso che allora come oggi il fascismo non è soltanto questione di ideologia, ma anche di opportunismo, inettitudine amministrativa e abuso di potere. Il suo radicalismo senza enfasi è sempre suonato, in Italia, come un’anomalia. Era puntiglioso, trasparente, attaccato ai numeri. Non inseguiva l’avversario sul terreno della retorica. Il suo modello sfugge persino al conformismo delle opposizioni, perché non offre una retorica consolatoria o fintamente agguerrita…”

Lo scrittore prosegue ricordando che Matteotti “non era uomo da comizi improvvisati per strappare simpatie”. Insomma, rifuggeva gli slogan e le “ricette miracolistiche”. Certo, si dirà, era un altro mondo. La politica si faceva casa per casa, anzi “cascina per cascina”, e non su Twitter. Ma una via di mezzo, possibile che non esista?

“La sua intransigenza e il suo spirito critico lo isolarono anche all’interno della sinistra”, insiste Fontana. Come accade oggi a quelle voci che cercano di collegarsi a un cervello e ragionare anziché sfornare frasi a effetto, inevitabilmente spinte ai margini (Marco Cappato e Luigi Manconi, per fare due nomi). C’è qualcosa da imparare lì, facendo un passo indietro, soprattutto a sinistra. Cambiando registro. Anzi, cambiando diario.


Wikipedia
Giacomo Matteotti, al centro