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Con qualche ragione

Ha le sue ragioni la Russia ad aprirsi un Wikipedia tutto suo, con le sue verità, ma anche Israele e i palestinesi, gli Houthi e gli americani...

In sintesi:
  • Un concetto applicabile a tutto e tutti, e in cui tutti sguazzano
  • Da Gaza a un parcheggio in Ticino, cambia il contesto, non il modo di vedersi
  • Ma non è che aveva ragione Brecht?
“Vlad, fai l’amore, non la guerra”
(Depositphotos)
16 gennaio 2024
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La Russia ha aperto Ruviki, una specie di Cremlinopedia dove i fatti vengono spiegati (e anche un po’ piegati) secondo la lente di Mosca. Wikipedia, filo-occidentale, sarebbe di parte nel descrivere un po’ tutto, dalla Guerra in Ucraina alle Olimpiadi. E Ruviki, insomma, sarebbe uno dei tanti modi possibili per dire – e soprattutto dirsi – che hanno ragione loro. E magari qualcuna ce l’avranno pure.

Qualche ragione ce l’ha perfino Israele, che non riesce a capire perché – dopo aver ucciso indiscriminatamente 24mila persone a Gaza – il Sudafrica ce l’abbia con lui e lo denunci alla Corte dell’Aja. A tal punto che da Tel Aviv ci hanno tenuto a ricordarci che in Sudafrica una trentina d’anni fa c’era ancora l’apartheid. A Johannesburg si sono risentiti, e qualche ragione ce l’hanno. Perché – appunto – l’apartheid c’era, eccome, ma ora non c’è più. E in quanto democrazia ora difendono un popolo, come quello palestinese, che – al netto delle brutalità e delle follie di Hamas – qualche ragione ce l’ha. Come qualche ragione l’avranno pure quei peones degli Houthi a sparare sulle navi altrui nel Mar Rosso, dove americani e inglesi hanno risposto al fuoco, con qualche ragione, perché mica possiamo mettere a rischio il traffico marittimo mondiale.

Intanto in Svizzera sbarca Zelensky, talmente ossessionato dalla richiesta di armi da passare – per molti, e con qualche ragione – da eroe della Resistenza a grande antipatico. Eppure qualche ragione ce l’ha, visto che è stato invaso da un Paese che si è aperto un Wikipedia tutto suo pur di farci vedere che ha qualche ragione.


Keystone
Israele si difende alla corte dell’Aja

In Italia invece si accapigliano sugli influencer, e dopo il caso Ferragni sbuca la coppia Lucarelli-Biagiarelli, che si occupa di tutto, dalla veridicità delle inchieste del New York Times ai voti del tango ballato il sabato sera sulla Rai da un manipolo di ex famosi decaduti. Lo fanno in modo discutibile, ma è indiscutibile il loro successo: di quello campano e avranno quindi qualche ragione se sono andati a infilarsi nella polemica sui messaggi veri o falsi di una pizzeria del Lodigiano che denunciava un fantomatico cliente che si sarebbe mostrato ostile a gay e disabili. La proprietaria della pizzeria pochi giorni dopo è stata trovata morta. E anche se non c’è una correlazione diretta tra il decesso e la smania di sfrugugliare ogni cosa della coppia influencer, con qualche ragione qualcuno fa notare che non è necessario puntare il dito sempre contro tutto e tutti, come se la proprietaria di una pizzeria di provincia valesse un ministro. E a proposito di ministri, Matteo Salvini ha attaccato con qualche ragione Lucarelli, proprio lui che fu criticato – con qualche ragione – da molti (Lucarelli compresa) per essere andato a citofonare a favore di telecamera a un presunto spacciatore, sfrugugliando tal quale.

Poco prima di scrivere queste righe, ero in auto, con la freccia inserita, ad aspettare che un’altra auto uscisse dal parcheggio per prenderne il posto. Dietro di me un ciclista che avrebbe avuto tutto lo spazio per superarmi si è inchiodato al mio bagagliaio e ha iniziato a strillare. Io lo mando – con qualche ragione, mi sento di dire – a quel paese, dicendo che si imparasse il codice della strada. Lui, nervosissimo, scende dalla bici urlandomi – con qualche ragione, a ripensarci – che non si manda a quel paese la gente.

Dalle bombe di Gaza a un parcheggio di Bellinzona, il ritornello è sempre lo stesso. Abbiamo tutti, ma proprio tutti, qualche ragione, mai però quanto Bertolt Brecht, che un giorno decise di sedersi “dalla parte del torto perché gli altri posti erano tutti occupati”. Occupati da noi.


Keystone
Bertolt Brecht ha trovato sicuramente posto