In Ticino il potere giudiziario avrebbe bisogno di altri interlocutori politici. Il caso del nuovo articolo del Regolamento di applicazione della LaMal
C’è poco da fare: in Ticino il potere giudiziario avrebbe bisogno di interlocutori politici (più) attenti alle sue esigenze operative. Avrebbe quindi bisogno di un Consiglio di Stato e di un Gran Consiglio capaci, con una certa celerità, di mettere la magistratura nelle condizioni di poter decidere in tempi ragionevolmente brevi. Invece non solo non le si attribuiscono le indispensabili risorse umane – perché ormai tra freni ai disavanzi e decreti la politica, pur di agguantare il pareggio dei conti del Cantone entro fine 2025, non è più in grado di distinguere fra sprechi, spese necessarie e investimenti (e quello nella Giustizia è un investimento a beneficio dell’intera società) –, ma addirittura la si carica di nuovi oneri. Come, per citare un esempio recente che riguarda la magistratura penale, gli oneri derivanti da un articolo, il 38a, che il governo ha infilato nel Regolamento della legge di applicazione della LaMal, la Legge federale sull’assicurazione malattie. Entrata in vigore in sordina a inizio ottobre, la disposizione introduce la punibilità (una multa) degli assicurati morosi ed escussi: coloro che, disattendendo il richiamo ufficiale, non si presentano o non forniscono le informazioni richieste, sono segnalati “immediatamente” dal Comune al Ministero pubblico.
Per l’autorità inquirente penale si prospetta una valanga di incarti contravvenzionali. L’Istituto delle assicurazioni sociali ha stimato tra le duemila e le quattromila le denunce che verranno inoltrate annualmente dai Comuni, ha fatto sapere il procuratore generale Andrea Pagani. Eloquente il commento del già capo dell’Ufficio cantonale assicurazione malattia Bruno Cereghetti: “È sconcertante che adesso chi è in mora con il pagamento dei premi di cassa malati venga denunciato penalmente nel caso in cui non si presenti in Comune dopo una convocazione. In questo modo si criminalizzano delle persone molto fragili e marginalizzate” (le procedure per stanare i cosiddetti furbetti esistono già, ricorda). E ancora: “Lascia inoltre allibiti pure l’enorme lavoro supplementare per il Ministero pubblico generato da casi bagatella”. Domanda: chi concepisce articoli come il 38a, li legge i rendiconti di attività della Procura, in particolare alla voce incarti in entrata?
Alla luce anche dell’impatto della nuova norma sull’operatività del Ministero pubblico, Pagani ha ribadito davanti alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ la necessità di estendere le competenze dei segretari giudiziari, collaboratori stretti dei procuratori, affinché possano firmare decreti di accusa o di abbandono nei procedimenti contravvenzionali, concernenti dunque reati di lieve entità per i quali la sanzione comminata è la multa. I magistrati inquirenti, ovvero i procuratori, potrebbero così concentrarsi, senza interruzione, sui casi rilevanti. Basterebbe ritoccare la legge, approvando una norma proposta dal Consiglio di Stato con un messaggio varato ben quattro anni fa. Altri cantoni hanno compiuto da tempo il passo. Il Ticino? Dal Gran Consiglio ancora niente di concreto.
Non è finita. Mesi fa Pagani ha chiesto al governo un modesto potenziamento: un segretario giudiziario giurista e due funzionari amministrativi in vista dell’introduzione, il 1° gennaio 2024, delle modifiche apportate a Berna al Codice di procedura penale: una sessantina gli articoli interessati. Più formalismo e garantismo, con conseguente inevitabile rallentamento dei procedimenti. In altri Cantoni l’autorità politica ha già rinforzato gli organici. Anche con magistrati. In Ticino? Il pg è sempre in attesa della risposta del Consiglio di Stato… il 1. gennaio intanto si avvicina. Come ha scritto Edy Salmina, avvocato con vasta esperienza pure quale penalista, il Ministero pubblico ticinese continua a essere sottodotato in termini di risorse umane e perciò in affanno. Forse la politica nostrana non ne è consapevole. È un problema.