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‘Per la giustizia ticinese è ora che suoni la sveglia’

Domani a Lugano protesta del collettivo ‘T'aspettofuori’. Il pg Pagani: ‘La sveglia andrebbe consegnata alla politica, non alla magistratura’

Palazzo di giustizia a Lugano
(Ti-Press)
3 aprile 2024
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«Per la giustizia ticinese è ora che suoni la sveglia». A dirlo è il collettivo ‘T’aspettofuori’, che per domani ha organizzato un’azione dimostrativa a Lugano «per denunciare il malandazzo e l’inefficienza del nostro sistema giudiziario», sostiene il criminologo Michel Venturelli, organizzatore della protesta con l’informatico Mattia Corti. Il ritrovo è alle 18 in piazza Riforma, da dove partirà il corteo diretto al Palazzo di giustizia. L’invito ai partecipanti, si legge nel volantino sulla manifestazione, è di portare o costruire la propria sveglia da far suonare per le vie della città. «C’è una serie di indicatori – afferma Venturelli – che mostra come il diritto all’uguaglianza in Ticino non sia più garantito». Ultimi in ordine di tempo, secondo il criminologo: «La polemica intorno alla nomina dei procuratori pubblici e l’incidente autostradale che ha coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi. Com’è possibile – chiede il criminologo – che la magistratura non voglia vederci chiaro su un caso dove una deputata ha sponsorizzato il figlio del suo datore di lavoro, poi eletto nonostante avesse meno esperienza degli altri candidati? E l’indagine sul misterioso incidente di Gobbi? Per come si stanno mettendo le cose, sembra proprio che si sia trovato un poliziotto pasquale da sacrificare per poter archiviare la vicenda».

A essere sbagliata, per il collettivo ‘T’aspettofuori’, sarebbe «l’impostazione della giustizia» nel nostro cantone. «Dal 2011 scrivo che il sistema penale gestito come lo gestisce Gobbi si sarebbe saturato. È chiaro che se ci sono sempre più poliziotti, questi lavorano e arrestano. Il problema è che se non ci sono posti in carcere, com’è attualmente, si blocca tutto», riprende Venturelli. «Quando basi tutto sulla repressione poliziesca devi avere dei mezzi enormi per far funzionare le cose. Non si riesce a ragionare in termini preventivi, se non avere sempre più agenti. Ci sono procedimenti che non vengono aperti e procedimenti che non vengono chiusi. Abbiamo il direttore dei Dipartimenti istituzioni che con la sua linea politica sui permessi agli stranieri non fa altro che caricare i tribunali con procedimenti che nella maggior parte dei casi danno ragione a chi ricorre contro la decisione dell’autorità cantonale». Insomma, per Venturelli, «la responsabilità è soprattutto della politica, sia federale che cantonale. Consiglio di Stato e Gran Consiglio caricano di compiti la magistratura, senza darle però le risorse necessarie. E la magistratura si fa sovraccaricare senza dire niente, se non lamentarsi nei rendiconti annuali che nessuno però, nei fatti, considera». Insomma, «abbiamo un potere giudiziario silente e tenuto in scacco dalla politica. Come può essere davvero indipendente la giustizia se a decidere le risorse, non accordandole, è la politica?».

La replica

‘C’è parità di trattamento’

«Chi asserisce che in Ticino vi sia un problema di violazione del principio della parità di trattamento, è fuori strada. Una simile impostazione non alberga al Ministero pubblico – replica, da noi interpellato, il procuratore generale Andrea Pagani –. Ciò premesso, il Ministero pubblico ticinese non ha bisogno di sveglie, perché nelle condizioni operative in cui si trova i suoi ventitré procuratori, sottoscritto incluso, lavorano senza poter guardare l’orologio: ricordo fra l’altro che siamo tra i dodicimila e i quattordicimila incarti in entrata all’anno. La sveglia Venturelli dovrebbe semmai consegnarla ad altri».

A chi?

Al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio, cioè ai due poteri dello Stato che sono chiamati a mettere a disposizione mezzi e risorse umane alla magistratura in generale. Per quanto riguarda il Ministero pubblico, cioè l’autorità giudiziaria che dirigo, ho scritto a più riprese al governo, per il tramite della Divisione della giustizia (Dipartimento istituzioni, ndr), chiedendo l’attribuzione all’ufficio di un segretario giudiziario giurista e di due funzionari amministrativi in vista dell’entrata in vigore, poi avvenuta all’inizio di quest’anno, delle non poche modifiche apportate da Berna al Codice di procedura penale. Finora però non ho ricevuto alcuna risposta.

Ci risiamo: occorre aumentare, o adeguare, le risorse umane…

È una questione di risorse umane ma non solo. Bisogna, secondo me, cambiare la legge cantonale sugli onorari dei magistrati, intervenire sul piano normativo per ridefinire il ruolo del procuratore generale, che non può consacrare ben il sessanta per cento del suo tempo alle inchieste, avendo come direttore del Ministero pubblico anche altre mansioni. Occorre pure rivedere le modalità di nomina dei procuratori. La proposta io l’ho fatta: il Gran Consiglio elegge unicamente la Direzione del Ministero pubblico, poi apertura del concorso per reclutare il resto della squadra, con la Commissione di esperti che come oggi si pronuncia sull’idoneità o meno degli aspiranti pp e con la Direzione del Ministero pubblico che, dopo aver valutato a sua volta le candidature ritenute idonee, fa le proposte di nomina al Consiglio della magistratura, il quale è anche espressione della società civile essendo composto, oltre che di togati, di laici. Tornando alle risorse in termini quantitativi, sarebbe pure auspicabile la reintroduzione del sostituto procuratore pubblico. Sono peraltro cose che ho già detto nelle audizioni davanti alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, ovvero a quei deputati che sono gli interlocutori istituzionali del potere giudiziario. C’è però un problema.

Quale?

Che manca una regia a livello politico. Una regia che spetterebbe in prima battuta all’Esecutivo, affinché possa prendere avvio un dibattito, con il coinvolgimento del Gran Consiglio e dello stesso potere giudiziario, su presente e futuro della magistratura ticinese quanto a risorse e assetto normativo cantonale. È necessaria una visione generale. D’accordo, finanziariamente il Ticino non se la passa bene, però ci sono Cantoni che pur avendo registrato dei deficit nei rispettivi bilanci hanno accordato alla Giustizia le risorse che le servivano. Ho sempre affermato che la Giustizia va considerata non un costo, bensì un investimento. Rammento che sequestriamo milioni, gran parte dei quali vengono confiscati e devoluti allo Stato. E questi sequestri potrebbero aumentare se aumentassimo i magistrati, coloro che fanno le indagini. Mi permetta di puntualizzare un aspetto.

Prego.

Cerchiamo di fare tutto: l’apertura o meno di un procedimento penale non è una nostra scelta. Avviamo un’inchiesta quando abbiamo notizia di un reato o di indizi di reato e ciò in ottemperanza alla norma del Codice di procedura sull’obbligo dell’azione penale. E questo a prescindere da chi è l’imputato. Nel sistema svizzero, caratterizzato da una procedura particolarmente garantista, che è stata decisa a Berna, dalla politica federale, il procuratore pubblico è tenuto a raccogliere prove a carico ma anche a discarico dell’imputato. In un anno il Ministero pubblico ticinese firma in media 7’300 tra decreti e atti d’accusa e 5’500 decreti d’abbandono. Se i procedimenti sfociassero tutti in atti e decreti d’accusa, sarei preoccupato, prima di tutto come cittadino: vorrebbe dire che viviamo in una società in grave difficoltà. Ma così non è.