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Il dittatore dello Stato libero di Guyana

Il venezuelano Maduro fa votare il suo popolo sulla possibilità di appropriarsi di un pezzo del Paese vicino. Cosa non si fa per salvare rapporti consunti

In sintesi:
  • Spostare l'attenzione, vecchio trucco usato anche dalla Giunta militare argentina
  • Aggiustare per fare più danni, un grande classico, non solo dei presidenti
  • Una disputa territoriale tragicomica non conosce fine
Maduro e il kit dell’invasore: tuta nazionalista e mappa cambiata
(Keystone)
5 dicembre 2023
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La mossa disperata davanti a un rapporto che si sta disintegrando è un grande classico. C’è un momento in cui comprare casa insieme, sposarsi, fare un figlio (o un altro figlio) mentre la propria relazione sta andando incontrovertibilmente in frantumi sembra “la” soluzione: quasi mai lo è. In quei momenti di appannamento, con tutta l’attenzione rivolta a prendere al volo i pezzi che cascano, si vive nell’illusione di poter invertire la rotta.

Nella relazione ormai consunta tra il Venezuela e il suo presidente Nicolás Maduro sta accadendo più o meno la stessa cosa. La mossa disperata è l’annessione dell’Esequibo, un territorio grande tre volte la Svizzera (ma con un terzo degli abitanti del Ticino) che appartiene alla confinante Guyana: forse il più misconosciuto e debole dei Paesi del Sudamerica.


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La mappa e il territorio conteso

Ma perché Maduro vuole a tutti i costi un pezzo di Guyana? Lui dice perché l’Esequibo, prima (parecchio prima, oltre un secolo fa), faceva parte del Venezuela. Un Venezuela che – sia detto – era un’altra cosa in un altro mondo.

Che l’Esequibo sia pieno di oro, petrolio e diamanti non è un caso né un dettaglio, anzi. Mettere le mani sull’Esequibo, insomma, è come imbattersi in un nuovo microcontinente vergine. Eppure Maduro non riesce a sfruttare nemmeno le sue attuali (ed enormi) riserve di petrolio, né a rilanciare un’economia devastata, tantomeno a contenere la criminalità dilagante o la fuga disperata verso i Paesi vicini dei venezuelani senza un soldo. Ha salvato a malapena sé stesso, dopo dieci anni di presidenza, di cui quattro in coabitazione con Juan Guaidó, il ribelle sostenuto, ma non abbastanza, da un pezzo di Paese (e da Washington).


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Hugo Chavéz, fu lui, amatissimo, a scegliere Maduro come successore

In quest’ultimo decennio decadente, Maduro ha cercato di fare quel che era riuscito al suo mentore Hugo Chavéz, che – seppur tra mille ambiguità – aveva messo in moto un circolo virtuoso: l’economia cresceva (grazie anche a una congiuntura internazionale favorevole che gonfiò i prezzi del petrolio aumentando le entrate statali) e Chavéz riuscì, non senza un populismo di stampo caraibico, a ridistribuire un minimo la ricchezza. Dopo di lui, e quindi con l’arrivo di Maduro, il diluvio.

Per far smettere di piovere nella barca venezuelana che affonda, Maduro si affida alla vecchia ricetta del revanscismo e del nazionalismo a buon mercato. Così fecero i generali argentini in calo di consensi quando cercarono di andare a riprendersi le Falkland/Malvinas, così fanno da sempre quei Paesi che per nascondere un problema interno ne creano uno fuori, spacciandolo per una conquista. Così in Venezuela si è andati a votare per riprendersi l’Esequibo, un plebiscito sventolato da Maduro che non è un plebiscito: il 95% dei votanti sta con lui, ma la metà di chi aveva diritto di voto è rimasta a casa. Ora resta da capire quale via si sceglierà, se diplomatica o militare. Nel dubbio, il Brasile – che sta a due passi – ha aumentato la presenza dell’esercito in questo nulla amazzonico con dentro di tutto.


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La foresta della Guyana

Certo, la questione dell’Esequibo non è mai stata davvero risolta (e hanno le loro colpe i britannici, che la Guyana la controllavano, gestendo uno dei tanti pezzi di mondo che non era loro), nonostante un primo trattato a Parigi (1899) e un successivo patto siglato in Svizzera (nel 1966) definito – con un grande slancio comico della diplomazia dell’epoca – “un accordo per arrivare a un accordo”. Cinque anni più tardi usciva nei cinema ‘Il dittatore dello Stato libero di Bananas’, con Woody Allen in uniforme e il barbone alla Castro: faceva ridere. ‘Il dittatore dello Stato libero di Guyana’ molto meno.


Wikipedia
Woody Allen ne “Il dittatore dello Stato libero di Bananas”