La personalità dei candidati è un fattore sottovalutato ma spesso decisivo nella scelta dell’Assemblea federale. Tra Beat Jans e Jon Pult è un bel duello
‘Elisabeth wer?’, Elisabeth chi?, titolava un anno fa la ‘Wochenzeitung’. Poche settimane dopo, Elisabeth Baume-Schneider (Ps) veniva eletta in Consiglio federale. Contro ogni pronostico. Battendo la ben più nota e quotata Eva Herzog, sua collega al Consiglio degli Stati. Il principale problema della basilese: l’essere sembrata fredda, a tratti scontrosa. Il grosso atout della giurassiana: l’esuberanza, la facilità di contatto.
All’Università di Berna hanno esaminato i profili di 101 candidati e candidate al Consiglio federale tra il 1982 e il 2020. La conclusione: l’Assemblea federale elegge soprattutto i ‘Lieben und Netten’, i cari e gentili (o simpatici). “Il carattere gioca un ruolo importante”, ha spiegato alla ‘Nzz’ il politologo Adrian Vatter, co-autore dello studio. Lo ha ricordato sabato anche Jon Pult, uno dei due candidati ufficiali del Ps alla successione di Alain Berset (vedi p. 5). In definitiva – ha detto – è la personalità il fattore decisivo.
In effetti, per molti versi i due si equivalgono. Pult è sì il ‘giovane’ (ha 39 anni) e il suo rivale Beat Jans (59 anni) ‘l’anziano’, e quello del ‘ringiovanimento’ del Consiglio federale è un tema che ricorrerà da qui al 13 dicembre. Ma il basilese – originario di un cantone a digiuno di consiglieri federali dal 1973 (e reduce dallo smacco di Eva Herzog) – è espressione della Svizzera urbana, ora assente dal Governo, mentre il grigionese di quella rurale (anche se è cresciuto in parte a Milano), sovrarappresentata. Jans può far valere l’esperienza in un esecutivo (è presidente del Consiglio di Stato di Basilea Città), Pult no. Ma quest’ultimo siede tuttora in Parlamento a Berna (e si sa: l’Assemblea federale spesso preferisce uno dei suoi), il basilese invece manca da quasi tre anni.
Entrambi sono candidati solidi. Sia l’uno che l’altro godono di buona reputazione in Parlamento. Non si sono fatti notare più di quel tanto. Però si riconosce loro un’ottima conoscenza dei dossier. Abili comunicatori, molto ben ‘connessi’ a Palazzo (anche Jans, pur non frequentandolo di persona), sono considerati come politici aperti al confronto di idee, ma sempre pronti al compromesso. Hanno posizioni simili: tra i due le differenze vanno cercate col lanternino.
Tra le mille variabili in gioco, alla fine sarà dunque ancora una volta la ‘Stammtischkompetenz’ (la ‘competenza’ della convivialità: berci una birra assieme, anche se non la pensi come me) a pesare più di tante altre nella scelta dei 246 parlamentari. Pult è una persona affabile. E ha doti oratorie non comuni: ad ‘Arena’, quando parla, gli altri tacciono e ascoltano attenti. Per qualcuno le sue capacità retoriche, il suo carisma, potrebbero rivelare un (mal visto) eccesso d’ambizione (d’altronde non è usuale che uno si candidi al Consiglio federale dopo soli quattro anni al Nazionale). Per altri è troppo a sinistra (anche se il suo profilo Smartvote indica che non è così).
Benché più introverso di Pult, Jans (giocatore dell’Fc Consiglio nazionale, batterista nella banda del Parlamento) è alla mano e socievole. Però non piace alla potente lobby agricola: non tanto per le sue posizioni in sé (Pult su questi temi non vota in modo molto diverso), ma perché sa di cosa parla (ha fatto l’apprendistato da contadino e studiato scienze ambientali al Politecnico di Zurigo). “Forse l’uno o l’altro [dei parlamentari contadini] troverà importante che conosca il loro mondo. Che sappia mungere e ripulire dal letame”, ha detto al Tages-Anzeiger.
Non essersi fatto troppi ‘nemici’: un altro fattore cruciale, accanto al carattere, per essere eletto in Consiglio federale.