laR+ IL COMMENTO

Aeroporto: decollo rimandato per la gestione ai privati

La Città di Lugano ricomincia daccapo la procedura, dopo il definitivo abbandono della Call, e si terrà lo scalo per i prossimi tre anni

In sintesi:
  • Restano in attesa del nuovo concorso le tre cordate che erano interessate a riprendere l'attività
  • Il dilatarsi della tempistica del passaggio di consegne genera perplessità e dubbi
Lo scalo rimarrà alla Città ancora qualche anno
(Ti-Press/Archivio)
7 settembre 2023
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È un viaggio lungo e non senza insidie quello che si appresta a fare l’aeroporto di Lugano. La destinazione è quella del passaggio della gestione dello scalo ai privati. Il decollo è però avvenuto con la famosa ‘Call for expression of interest’ (nel frattempo abbandonata completamente), avviata nella primavera del 2020, dopo la burrascosa liquidazione di Lugano Airport Sa (Lasa). Mentre l’atterraggio, se tutto filasse liscio, è atteso non prima della fine del 2026, quando la Città dovrebbe ottenere il rinnovo della concessione federale.

Intanto, l’aeroporto è rimasto e rimarrà in mano pubblica per qualche anno ancora. Niente male: lo scalo riesce pure a generare utili d’esercizio, soprattutto perché è parecchio più snello rispetto ai tempi di Lasa, quando c’erano ancora i voli di linea. L’attività prosegue con l’aviazione generale ma non basta per intraprendere quegli investimenti nell’infrastruttura ormai vetusta. Un rinnovamento del terminal e almeno due hangar nuovi sono necessità impellenti invocate da più parti, da decenni. Tra alcuni operatori che lavorano all’aeroporto serpeggia perplessità in merito al passaggio di gestione per il quale, di fatto, occorre ricominciare daccapo. C’è chi non ci crede più.

Il dilatarsi dell’orizzonte temporale di altri tre anni, per raggiungere la meta, genera dubbi. Nel 2020, lo ricordiamo, erano stati ben sette i gruppi che avevano raccolto l’invito internazionale a manifestare interesse, la famosa ‘Call for expression of interest’, proponendo progetti tanto diversi quanto ambiziosi. Poi, alla luce dei ricorsi presentati, la Città decise di revocare la scelta di intavolare trattative per la gestione privata dell’aeroporto con il Gruppo Amici dell’aeroporto e la cordata Crameri, Marending, Malgorani e Artioli. Due anni fa le cordate si ridussero a tre con la costituzione del Consortium Lugano Airport, formato da Team Lug come coordinatore (capofila), Skn Haryana City Gas Distribution Pvt. Ltd, Northern Lights Ag e Moov Airways Ag.

Dopo il definitivo abbandono, annunciato la settimana scorsa, della via procedurale tracciata dalla Call, le tre cordate restano al finestrino, in attesa delle decisioni del Consiglio comunale e del nuovo concorso. A microfoni spenti i privati non manifestano un grosso entusiasmo. I tre gruppi, tuttavia, hanno attività o interessi nello scalo luganese: c’è chi possiede un velivolo e chi vi opera tramite una società. L’allungamento dei tempi dell’auspicato passaggio di gestione, non dovrebbe quindi spingerli a rinunciare. Questo è, almeno, l’auspicio della Città, che, in questi ultimi anni, ha deciso di occuparsi direttamente delle procedure volte a ottenere dal Consiglio federale, entro fine 2024, l’approvazione del futuro Piano settoriale dell’infrastruttura aeronautica (Psia) ed entro fine 2026 il rinnovo della concessione federale. Mentre si aspetta di conoscere quale sarà il sistema di avvicinamento satellitare, in sostituzione di quello strumentale in uso.

I voli di linea rappresentano un costo per l’aeroporto, più che un ricavo. Ci penseranno, casomai, i futuri gestori privati dello scalo. Recentemente, sul tema, è tornata alla carica l’Associazione passeggeri e aeroporti della Svizzera italiana (Aspasi), proponendo provocatoriamente alla Città di Lugano di contattare la Swiss, per creare un collegamento con Zurigo alternativo al treno. Senza menzionare, però, chi si assumerebbe l’onere dei voli temporanei.