laR+ IL COMMENTO

Gladiatori miliardari e un governo servile

In sintesi:
  • La sfida fra Elon Musk e Mark Zuckerberg continua a far discutere soprattutto per la location scelta dai due 
  • Molto discusso è anche l'atteggiamento servile mostrato dal ministro italiano Sangiuliano
(Keystone)
14 agosto 2023
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È stato scomodato anche Orazio, quello del “carpe diem”. Sosteneva infatti il poeta romano che “dulce est desipere in loco”, è dolce perdere la saggezza nel posto giusto. Così Elon Musk, che si picca di romanità e latinorum, ha lanciato il guanto di sfida al rivale Mark Zuckerberg per un assai fisico combattimento pubblico (pubblicissimo, in diretta social mondiale) in un “epico” contesto dell’antica Roma. Ha chiesto inutilmente il Colosseo al ministro italiano Sangiuliano, quello, per intenderci, che contribuì ad assegnare il premio letterario Strega pur ammettendo di non aver letto nemmeno uno dei libri in concorso. Al ministro l’occasione è sembrata però troppo ghiotta, e così l’esponente del governo Meloni (che tace, ma che poche settimane fa aveva ricevuto a Palazzo Chigi il tycoon statunitense, distribuendo orgogliosamente le foto dell’incontro) ha comunque accettato un clamoroso, avvilente uso cortigiano del patrimonio artistico italiano. Promettendo, in luogo dell’Anfiteatro Flavio, altre location storiche, che potrebbero essere l’Arena di Verona o il Teatro di Ostia Antica o Pompei o la Riace dei bronzi o le colonne di Ercolano in Campania. Dove l’uomo più ricco del pianeta (Musk primeggia da inizio anno nella lista di “Forbes” con un patrimonio personale di 119 miliardi di dollari) e il settimo in classifica (Zuckerberg, “soltanto” 67,3 miliardi) se le potranno dare di santa ragione. Il tipo di lotta si rifarebbe infatti allo scontro multidisciplinare Mma, da tenersi nella “cage warriors”, l’ottagonale “gabbia dei combattenti”, in cui (ad eccezione di un paio di parti sensibili del corpo) è lecito praticamente qualsiasi tipo di presa e di colpi.

Come due adolescenti in eccesso di testosterone e in deficit di materia grigia. Uno scontro “gladiatorio” nato alcune settimane fa in rete, quando commentando le continue punzecchiature fra i due principali detentori di social (l’ex Twitter di Musk, il Meta del suo rivale) un lettore mise in guardia scherzosamente l’inventore dei viaggi privati nello spazio, segnalandogli che Zuckerberg era un praticante di arti marziali miste. Pronto a entrare nella “gabbia”, fu la pronta risposta del padrone della Tesla; dimmi dove e quando, gli replicò il genitore di Facebook, Whatsapp, Messenger e Instagram. Detto e fatto. O quasi. In effetti, mai la disponibilità di un ministro (con la benedizione dell’immancabile Sgarbi) aveva tanto diviso la maggioranza della destra-destra italiana, molto più della lotta all’inflazione, del ponte sullo Stretto di Messina, dell’autonomia differenziata di Calderoli, della tassa sui superprofitti delle banche, delle alleanze europee con i diversi schieramenti sovranisti. Più della Schlein poté Musk. Stavolta contro il progettato e surreale “luna park per miliardari”, con set fra antiche vestigia dell’impero romano, si sono scagliati anche alcuni “fratelli” della premier d’Italia. Attratta, come il suo ministro della cultura e non pochi governatori della destra, non solo dal presunto e pretestuoso effetto promozionale dell’evento per un’Italia turistica che intanto spedisce circa 300’000 connazionali in vacanza sulle coste albanesi assai meno costose in confronto alle follie dei balneari italiani (categoria da sempre iper-protetta nella Penisola), ma ingolositi anche dai circa 200 milioni di dollari promessi da Musk, ufficialmente da devolvere ad alcuni ospedali pediatrici della capitale.

Briciole per i due giganti dell’hi-tech, che anche in Italia si arricchiscono senza versare tasse adeguate, e che in ogni caso si rifarebbero alla grande con click e relative ricadute economiche della diffusione in rete della loro smargiassata, mascherata da epica sfida. Galleria dell’assurdo anche perché il governo di Roma non ha ottenuto da Elon Musk i ghiotti e ventilati investimenti europei, finiti invece in Germania, che non sarà quello straordinario e millenario “museo a cielo aperto” che offre il Bel Paese, ma che sul tavolo ha messo 20 miliardi di aiuti statali per i soli chip, i microprocessori da computer. Insomma, anche ai paperoni planetari piace tanto l’Italia storica e da cartolina, ma non certo quella delle casse vuote e della mancanza di politica industriale.

E che dire di una pagliacciata con cui due ricconi promuovono l’uso della forza per risolvere contrasti aziendali e personali? Cosa dovrebbero recepire dell’”epico evento” i sempre più numerosi giovani, delle periferie e non, che vengono stigmatizzati per scontri fra bande, raduni aggressivi, accoltellamenti, vandalismi, coetanee minacciate? Chiedetelo all’ineffabile Sangiuliano.