laR+ IL COMMENTO

Hanno accusato Pablo, Pablo è vivo

La società inoltrerà alla Swiss Football League il ricorso con cui proverà a far valere le proprie ragioni

In sintesi:
  • La schizofrenica stagione dell'Acb continua col problema della mancata concessione, in prima istanza, della licenza per il prossimo campionato
  • Personaggio principale, in ogni vicenda del club, non può che essere il carismatico Pablo Bentancur, nel bene e nel male
3 maggio 2023
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Il canovaccio dell’ultima puntata della travagliata e chiacchieratissima stagione dell’Ac Bellinzona racconta della mancata concessione al club della licenza per poter disputare fra i professionisti anche il prossimo campionato. Trattasi soltanto di una decisione di prima istanza, quindi non c’è ancora nulla di definitivo. La società proprio oggi inoltrerà alla Swiss Football League il ricorso con cui proverà a far valere le proprie ragioni, e si dice certa di riuscirci. Nulla è cambiato rispetto all’anno scorso, quando il benestare ci era stato rilasciato – dicono i vertici granata – e dunque non vediamo perché stavolta debba esserci negato. L’auspicio, ovviamente, è che finisca proprio così. Ma qualche dubbio, anche piccolo, è pur lecito nutrirlo. Fra i motivi per cui la licenza è stata rifiutata, infatti, c’è anche un presunto conflitto d’interessi attorno a Pablo Bentancur, che di mestiere – così ci è sempre stato detto – ufficialmente fa il procuratore di giocatori. Ma che, in forma assai meno palesata, si occupa pure della diretta e totale gestione del sodalizio sopracenerino. La sovrapposizione dei due ruoli, si capisce, è davvero incompatibile. E dunque, i dirigenti del calcio svizzero, per voce del presidente della Commissione licenze, hanno detto che la situazione potrebbe essere risolta vendendo il club a un nuovo proprietario. Oppure, inducendo Bentancur a cessare la sua attività di agente. Detto che – trattandosi di un dossier aperto e soggetto a un possibile ricorso – la Swiss Football League avrebbe certamente fatto bene a mantenere maggiore riservatezza sulla questione, siamo però rimasti stupiti scoprendo di colpo, per il tramite dell’amministratore unico granata Gabriele Gilardi, che Pablo Bentancur non è agente di alcun giocatore, e che la sua vera attività nel calcio è stata chiarita nell’incarto del ricorso da depositare oggi a Berna.

Del resto, dopo mesi passati a ripetere che Bentancur non rientrasse nei quadri societari, poche settimane fa è stato il diretto interessato ad ammettere – anche su queste colonne – di essere colui che all’interno del club prende ogni decisione. Non c’è da stupirsi, dunque, che oltre Gottardo a qualcuno sia sorto il sospetto che all’ombra dei Castelli qualcosa venisse fatto in modo non del tutto trasparente. Solo gli incaricati di chinarsi sul ricorso – e il tempo, non prima del 26 maggio – saranno in grado di fare un po’ di chiarezza. Per ora dobbiamo farci bastare ciò che questo folle ultimo anno granata ci ha regalato, e non è poco: l’atteso ritorno dell’Acb nel calcio professionistico dopo il fallimento di una decina d’anni fa, i risultati della stagione in corso – dapprima illusori ma poi pessimi fino a far scorgere il concreto rischio di retrocessione –, i quattro allenatori avvicendatisi in panchina e il difficile rapporto fra la dirigenza, la città e il tifo organizzato, che negli ultimi tempi è sceso addirittura in sciopero. Ma soprattutto a tener banco – allo stadio, in città, sui media e nei bar – è stata la figura ultracarismatica di Pablo Bentancur: l’accentratore, il caudillo, il pícaro, l’impulsivo. Inevitabilmente, un tipo simile lo ami o lo detesti: personalmente, faccio parte del primo gruppo, perché il fascino romanzesco che da lui emana è impossibile da trovare in altri esponenti dello sport nostrano. E anche perché, nel bene e nel male, Pablo è uno che – oltre ai soldi – ci mette pure la faccia, sempre.