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La Liberazione della marmotta

Il 25 aprile divide fascisti e antifascisti: i primi, capeggiati da Ignazio La Russa, provocano, i secondi si specchiano in quel dualismo per riconoscersi

In sintesi:
  • Per fare la conta si va a vedere il film di Nanni Moretti alla Nanni Moretti su Nanni Moretti
  • Il presidente del Senato va ad omaggiare Jan Palach, che non c'entra nulla, per tendere una trappola
  • Certe reazioni pavloviane alle provocazioni fanno un favore alla destra
Il presidente del Senato italiano Ignazio La Russa
(Keystone)
25 aprile 2023
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Il 25 aprile in Italia sarebbe il giorno della Liberazione dal fascismo e invece è diventato quello della Marmotta di “Ricomincio da capo”, il film in cui Bill Murray si alza ogni mattina costretto a rivivere la stessa giornata.

Ci si risveglia ogni anno dentro lo stesso canovaccio, una versione aggiornata ai tempi – e quindi curvaiola, esibizionista e ripetitiva fino a svuotarsi di senso – dell’Italia di Peppone e Don Camillo: solo che i preti non li sta più a sentire nessuno e i comunisti duri e puri – quelli che hanno lasciato appesa nel cervello la cartina politica della Guerra fredda – neanche. Esistevano uno in funzione dell’altro e senza l’altro non avevano motivo di esistere. Così è oggi per fascisti e antifascisti.

I primi sono inqualificabili, bugiardi e in evidente malafede: a rappresentarli c’è il presidente del Senato Ignazio La Russa, uno che – avvocato di formazione – la Costituzione la conosce bene, eppure è riuscito a stravolgerne il senso arrivando a dire che non è antifascista. Inoltre, oggi andrà a rendere omaggio a Jan Palach, l’uomo simbolo della resistenza anti-sovietica dell’allora Cecoslovacchia. Con il 25 aprile Palach c’entra come il Ferragosto a novembre e La Russa lo sa, infatti è una provocazione, una trappola messa lì per far scattare l’indignazione altrui per poi far scattare la propria (alle brutte si chiude con un “sono stato frainteso” e se ne riparla l’anno dopo).


Youtube
Bill Murray e la marmotta in “Ricomincio da capo”

Nel linguaggio del web, quelli come La Russa li chiamano troll, nelle vie intorno ai palazzi del potere romano li chiamano paraculi. Non a caso, finito con Jan Palach andrà in un campo di concentramento nazista: il sottotesto che La Russa vuol far passare è che nazismo e comunismo pari sono (anche se – evidentemente – non lo sono, tantomeno il 25 aprile).

È chiaro, e non da oggi, che i fascisti giocano subdolamente con la Liberazione, imbrattando l’immagine dei partigiani e di chi ha liberato l’Italia dai tedeschi e da Mussolini. Il trucco grossolano però funziona perché dall’altra parte c’è chi si presta rispondendo con reazioni pavloviane e prevedibilissime, facendo il gioco dei primi, rendendoli visibili, concedendo alibi al loro vittimismo peloso.

Si nuota nella stessa acqua limacciosa dei fascisti per combatterli e ripristinare la verità storica: bene. Il problema è che non potendo cambiare i fascisti (che non cambiano mai) bisognerebbe cambiare tutta l’acqua, ormai talmente insozzata da non respirare più. Se il fascista ti toglie il fiato a prescindere, l’antifascismo reattivo, istintivo, che brandisce triti ritornelli di Guccini, pugni chiusi e frasi prese in prestito dalle Smemoranda rosse ti fa venire voglia di buttare l’acqua e tutti quelli che ci nuotano dentro.


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Il presidente italiano Sergio Mattarella all’Altare della Patria il 25 aprile 2019

Festeggiare la Liberazione è bello, giusto e anche commovente: segna una distanza siderale con i fascisti senza doverla rimarcare e darsi le pacche sulle spalle da soli. Ma c’è quella nostalgia imperante, negli antifascisti, che si specchia inevitabilmente in quella dei fascisti. Anche per questo si riempiono le sale per vedere l’ennesimo film di Nanni Moretti alla Nanni Moretti su Nanni Moretti con una data d’uscita e un titolo, “Il sol dell’avvenire”, pure loro – come quell’altro (vabbè, meno di quell’altro) – un po’ paraculi. Lo si vede per sentirsi parte di qualcosa, crogiolandosi però in quell’acqua ormai stantia, vedendo con orgoglio i propri tic riflessi in un passato mitizzato che non si vuole abbandonare. Trattenendolo si trattiene però tutto, fascisti compresi. E così, anno dopo anno, per riconoscersi, ci si risveglia abbracciati al nemico.


Keystone
Un’immagine da "Il sol dell’Avvenire”