IL COMMENTO

La Camera dei Lord dentro di te

Il leader laburista britannico Starmer ha promesso che se vincerà le prossime elezioni abolirà la Camera Alta

In sintesi:
  • Si tratta di un’istituzione obsoleta quanto clavicordo e mazzapicchio
  • Ma ci dice molto di certe discriminazioni e pregiudizi duri a morire, non solo a Londra
(Keystone)
10 dicembre 2022
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Il leader laburista Keir Starmer ha promesso che se vincerà le prossime elezioni abolirà la House of Lords: la Camera Alta, e decisamente oscura, del Parlamento britannico. Il nome intero, che sembra preso da una parodia dei Monty Python e fa già ridere in inglese ("The Right Honourable the Lords Spiritual and Temporal of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland in Parliament assembled"), in italiano raggiunge vette tragicomiche: gli Onorevoli Signori spirituali e temporali del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord riuniti in Parlamento. Roba da chiedersi perché non l’abbiano già abolita solo per quello. Siamo dalle parti delle ghette, del clavicordo e del mazzapicchio, ma mentre questi ultimi resistono nelle storie di Paperon de’ Paperoni, nei concerti per amatori raramente corrisposti e nei libri di storia militare, la House of Lords vive e lotta insieme a noi: o meglio, contro di noi.

Costola di uno dei più antichi parlamenti del mondo, la Camera dei Lord era il luogo in cui i re mettevano i loro fedelissimi o quelli che volevano lo diventassero. Il titolo, per rendere il tutto ancora più grottesco, veniva tramandato per diritto ereditario, e per 92 di loro avviene ancora, rendendo sempre attuale una battuta di un altro laburista, Tony Benn: "Non credo nel sistema ereditario della House of Lords. Immagina di andare dal dentista e sentirti dire ‘non sono un dentista, ma mio padre e mio nonno lo erano, ora apra la bocca’". A dirla tutta Benn non aveva detto la verità fino in fondo, d’altronde era figlio di un baronetto che faceva politica e il suo nome per intero fa il paio con la Camera dei Lord: Anthony Neil Wedgwood Benn, secondo Visconte di Stansgate. Benn aveva infatti omesso che probabilmente anche il padre e il nonno del falso dentista non erano dentisti. E forse in famiglia un dentista non c’era mai stato. Insomma, per rimanere su metafore del cavo orale: a caval donato non si guarda in bocca. E se il politico è scarso poco importa, se è fedele al sovrano e se sostiene i vantaggi altrui sapendo che gli altri sosterranno i suoi, tanto basta.

La Camera dei Lord, con abiti in lana scarlatta, colli di pelliccia e nomi che sembrano usciti da ‘Orgoglio e pregiudizio’ (due a caso: Lord Archer of Weston-Super-Mare e Baroness Bakewell of Hardington Mandeville), ha quel che di decadente eppure rassicurante, come i soprammobili delle nonne e i vecchi film di Natale in tv. Sembra eterna e intoccabile.

Certo, essere ricchi non è una colpa, ma tenere lontani gli altri da ricchezze e opportunità sì: è la specialità della Camera dei Lord, dove sono famosi i cross-benchers, né conservatori né laburisti, solo padroni di sé stessi e schiavi dei loro padroni, che votano per convenienza, saltando steccati ideologici con agilità nonostante la pesantezza di anni e cognomi. Certo, i figli e le compagne di (vedi Marta Fascina, eletta nel partito del suo ‘ragazzo’, Silvio Berlusconi) ci sono ad ogni latitudine, come i lobbisti di lungo corso. Si riciclano e non li fermi certo chiudendo una Camera, ma l’iniziativa di Starmer è un monito, un messaggio urbi et orbi della serie "non è tanto la House of Lords sopra di te, ma la House of Lords dentro di te". D’altronde un altro politico laburista, David Lloyd George, usava dire: "Ogni uomo ha una Camera dei Lord nella sua testa, fatta di pregiudizi, paure e idee sbagliate. Spesso ereditarie".