La spaccatura sulla candidatura di Letizia Moratti alla Regione Lombardia ha fatto partire un nuovo giro di contestazioni contro il segretario del Pd
Constatava amaramente Oliver – protagonista del film ‘La guerra dei Roses’, storia di un divorzio finito in modo drammatico – che quando ti trovi in difficoltà i guai ti arrivano da ogni parte e tu diventi un bersaglio fisso che non riesce a evitarli. Come l’Oliver cinematografico ci sentiamo di affermare che anche Enrico Letta, attuale segretario dimissionario del Partito Democratico, sia diventato un bersaglio fisso, incapace di scansare i guai.
L’imprenditore Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Pd quindi uno dei padri fondatori del partito, l’ha recentemente stracciata, addebitando a Letta la responsabilità per la sconfitta elettorale del 25 settembre. "Letta ha conquistato la borghesia e perso il popolo", questo il j’accuse di De Benedetti rivolto al segretario Dem responsabile, secondo l’ex editore di Repubblica, di non essersi alleato con il Movimento 5 Stelle. Peraltro lo stesso De Benedetti che, prima delle elezioni del 2018, ebbe parole di disprezzo per i grillini, di cui denunciava la povertà dei curricula.
Bisogna dire che il voltafaccia del magnate dell’editoria si deve oggi a Carlo Calenda e a Matteo Renzi, i quali hanno sfilato Letizia Moratti dal centrodestra, candidandola alla presidenza della Regione Lombardia contro il leghista Attilio Fontana. Sconfitto Fontana cadrebbe anche Salvini e, chi lo sa, forse anche il governo Meloni, visto che nell’attuale maggioranza che guida l’Italia volerebbero gli stracci. Insomma, si tratta di digerire una personalità tutt’altro che vicina ai valori della sinistra come l’ex sindaca di Milano. La solita storia per cui in politica, da Machiavelli in poi, se si vuol vincere bisogna guardare più al fine che ai mezzi.
Come De Benedetti l’hanno capito anche l’ex senatore del Pd Luigi Zanda e l’ex tesoriere del Pci, Ugo Sposetti. Dal canto suo Natalia Aspesi, firma storica di Repubblica, quindi appartenente a un’area vicina al Pd, rivolge una domanda maliziosa alla sinistra che non vuole la Moratti di destra: "Ma se siete i Maestri del fluttuare di genere, perché siete ostili a quello politico?".
Alle sirene pro-Moratti Enrico Letta rimane insensibile: il passato berlusconiano della "signora" resta un ostacolo insormontabile per il Pd, che in Lombardia candiderà alla presidenza Pierfrancesco Majorino, nonostante più di un sondaggio sostenga che Letizia Moratti, se appoggiata dal centrosinistra, sia l’unica in grado di battere Fontana. Quindi è verosimile che, seguendo la strategia lettiana, il Partito Democratico sia destinato a lasciare la Lombardia al centrodestra leghista.
D’altronde Nando Dalla Chiesa, altro esponente di vaglia del Pd, ha spiegato in modo divertente al Corriere della Sera di non aver intenzione di rivedere il solito film del centrosinistra: "Ci ritroviamo in un teatro milanese, ci sono i comici, gli attori, un conduttore che ci illustra le bellezze del candidato, un rappresentante del mondo Lgbt, un immigrato africano, un giovane che si occupa di beni confiscati alla mafia, un cantautore, quindi arriva il candidato che ci invita a riscoprire la politica, accompagnato da applausi ogni 15 parole. Ce ne andiamo felici e alle elezioni prendiamo dal 15 al 20% e perdiamo". E Letta, ancora una volta, si ritrova a fare da bersaglio fisso, come l’Oliver de ‘La guerra dei Roses’.