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De-nazificare il Cremlino

“Accusa il nemico di ciò di cui sei tu il colpevole”. Putin porta avanti la pericolosa, folle dottrina nazistoide di Aleksandr Dugin

Putler (Keystone)

"Accusa il nemico di ciò di cui sei tu il colpevole", è un mantra della propaganda che dopo Goebbels ha attecchito un po’ ovunque. Il Cremlino invade un Paese sovrano, bombarda i suoi abitanti, infligge pene fino a 15 anni a chi diffonde presunte fake news (privando definitivamente i russi di un’informazione credibile), il suo leader assume le sembianze del "Grande dittatore", molti dei suoi oppositori finiscono avvelenati o morti ammazzati, ma il regime nazista colpevole di genocidio sarebbe quello di un presidente ebreo eletto dalla stragrande maggioranza degli ucraini in un’elezione democratica.

L’impostura è palese, ci crede tutt’al più qualche balordo che in una narrazione avvinazzata può così tentare di schermirsi dall’accusa di fiancheggiamento e di collaborazionismo denunciando "la guerra contro la Russia". In realtà la visione politica di Putin affonda le radici nell’ideologia della stirpe, concetto che rimanda all’appartenenza razziale, e della supremazia culturale e antropologica del popolo russo. Il suo massimo teorico, battezzato "il Rasputin di Putin", sia per il suo aspetto (molto simile a quello del celebre consigliere dello Zar Nicola II) sia soprattutto per l’influenza che esercita sul presidente, è Aleksandr Dugin.


Putin col baffo alla Hitler (Keystone)

Seguire le idee del filosofo consente di inquadrare la politica putiniana al di là delle identificazioni vere o presunte di una personalità che presenterebbe aspetti limitrofi della follia. Già nel 2008, durante l’aggressione russa alla Georgia, Dugin caldeggia l’annessione dell’Ucraina. Consigliere ufficiale dal 2000 di alcuni esponenti del partito del presidente (Russia Unita) crea nel 1992 il Partito Nazional Bolscevico il cui vessillo presenta una sovrapposizione di quello bolscevico e di quello nazista. Il cofondatore Eduard Limonov è però per Dugin troppo a sinistra, e così il filosofo, seguace del pensatore fascista Julius Evola, teorico del razzismo biologico e spirituale, dà vita a un secondo movimento ancor più marcatamente estremista, mantenendo intatto l’esplicito richiamo al nazismo (il Fronte Nazional Bolscevico).

L’influente mentore spirituale del presidente rispolvera diversi testi mistici antichi e identifica sulla base dell’Apocalisse di Giovanni l’America nell’Anticristo, la Bestia, madre di tutte le prostitute e degli obbrobri della terra. Il capitalismo e la società liberale configurano una rivolta della Terra contro il Cielo. Che alla fine però si ribellerà riportando quell’ordine e quella monarchia che correnti esoteriche intravedono in Giove associandolo al numero 4.

Da qui la "quarta teoria politica", il suo testo più celebre, nel quale il filosofo preconizza il superamento di fascismo, comunismo e capitalismo per dare all’Eurasia (non a caso un riferimento a "1984" di Orwell, continente geopolitico che Dugin non vede in termini distopici ma come modello anti-atlantista da imitare) le caratteristiche di una patria indissolubile (narod), in cui in un’ottica "perennialista", immutabile, si realizzerà la vera libertà dell’individuo, l’adesione antropologica alla sua stirpe o razza. Questa è la vera realtà che Comunismo e Occidente, le forze del male, occultano. Non a caso Vladimir Putin, come Dugin, celebra la tradizione zarista invocando i legami di sangue, razziali con gli ucraini. Gli stessi che sta massacrando.


Aleksandr Dugin (Keystone)