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La politica e quella palude da evitare a ogni costo

È sempre più probabile che questi 14 mesi che ci separano dalle Cantonali saranno all’insegna dell’immobilismo, i partiti tornino consci del proprio ruolo

Uno slancio per riemergere
(Ti-Press)
24 febbraio 2022
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La palude che si trova davanti alla politica cantonale sarà difficilmente evitabile, è inutile farsi soverchie illusioni o illudersi con visioni fatte di proclami che più sono altisonanti, meno corrispondono alla realtà. Una legislatura fortemente condizionata dalla pandemia nel biennio centrale, quello dove si sono prese le misure al parlamento e dove non si era ancora concentrati in liste elettorali da compilare e alleanze da stringere, rischia di concludersi stancamente con l’unica speranza che la prossima sia migliore.

Troppa confusione anche su buone idee

Ultima dimostrazione, il grottesco e a tratti surreale dibattito di ieri sull’emendamento di Matteo Pronzini al piano di sostegno alla formazione nel settore sociosanitario. La proposta di alzare, in questo campo, a 62 anni l’età massima per ricevere un sostegno alla formazione professionale è il classico esempio di come una proposta condivisibile - superare il limite di 40 anni inserito nella Legge sugli aiuti allo studio -, se esasperata e confusionaria inizia a collidere con quella che dovrebbe essere la prassi istituzionale. Il parlamento è stato chiamato a votare senza avere la minima contezza delle possibili ripercussioni, anche finanziarie, e senza che l’idea - ripetiamo, condivisibile - fosse prima discussa in una visione organica che abbracciasse tutti i settori della formazione professionale. Un deputato esperto e navigato come Fabio Schnellmann, circa a metà dei 38 interventi che si sono susseguiti, ha dovuto chiedere al governo se l’emendamento, in caso di approvazione, sarebbe entrato in vigore. Perché oggettivamente non si capiva. Il livello della discussione era questo.

Al di là del singolo episodio - si potrebbe citare anche il fantasioso tentativo dell’Udc di emendare un Consuntivo -, comincia a farsi largo la sensazione che a volte in parlamento il caso e alcune venature dadaiste vincano sulla sacralità laica della rappresentanza popolare che chi siede nel Legislativo deve assumersi.

Il diritto superiore e la volontà popolare vengono usati come feticci a seconda di dove tiri il vento, il desiderio di costruire qualcosa - anche all’insegna del compromesso - sembra diventare viepiù lettera morta nonostante i molti e saggi inviti a ragionare su poche priorità da condurre in porto entro la fine della legislatura.

Si fa sempre più concreta la probabilità che il periodo che ci separa dalle Elezioni cantonali sarà all’insegna dell’immobilismo. Un periodo che, sommando anche il tempo necessario all’insediamento del nuovo Consiglio di Stato e del nuovo Gran Consiglio, sfiorerà i due anni. Una palude che il Ticino non può permettersi, ma nella quale buona parte della politica sta finendo dentro fino alle ginocchia.

I partiti mostrino ancora la loro importanza in un mondo che cambia

In una società resa sempre più liquida dalle conseguenze della pandemia e dal progresso tecnologico i partiti politici, soprattutto quelli di governo, non solo hanno il dovere di dimostrare di essere ancora vivi, ma anche la responsabilità di attestare la loro utilità, il loro senso in questo periodo di cambiamenti epocali. Strutture granitiche faro della discussione una volta, oggi ridotte alle volte a post e immagini su Facebook o Instagram, i partiti non potranno esimersi dal riprendere il ruolo guida della società. Fuori dall’aula è stato fatto: Plr, Ps e Ppd hanno negli ultimi mesi presentato proposte su vari temi, dal fisco alla scuola passando per la socialità, che hanno suscitato molto dibattito. Ma dal caos deve arrivare anche ordine, quando i temi arrivano nelle commissioni e in aula. La speranza è che ciò avvenga non per un appuntamento elettorale da preparare, ma per l’avvenuta comprensione che la ricreazione è finita.

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