Compromesso in commissione tra la proposta di alzare da 40 a 60 anni la soglia e l’invito del governo di fermarsi a 50. Biscossa soddisfatta, Pronzini no
L’età massima per accedere agli aiuti allo studio, e quindi alla formazione professionale, deve essere alzata dagli attuali 40 anni a 55 anni. A deciderlo, sottoscrivendo all’unanimità il rapporto di Raoul Ghisletta (Ps) e Alessio Ghisla (Ppd) è stata oggi la commissione parlamentare Formazione e cultura, chiudendo – forse, come vedremo – un cerchio apertosi durante il dibattito in Gran Consiglio sul sostegno alla formazione nel settore sociosanitario contenuto nel messaggio governativo ‘Pro San 2021-2024’.
Il dibattito parlamentare andato in scena il 23 febbraio, che ha portato il sostegno unanime del Gran Consiglio a questo potenziamento, ha visto passare anche un emendamento del Movimento per il socialismo che, con 43 favorevoli, 25 contrari e 12 astenuti, chiedeva di alzare a 62 anni l’età massima per ottenere l’assegno di formazione terziaria sociosanitaria. Prima – con il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli –, durante – con la socialista Biscossa –, e dopo la messa nero su bianco di questa modifica nella Legge sugli aiuti allo studio è parsa lampante la differenza di trattamento tra formazione nel settore sociosanitario e gli altri settori dove il limite è, si diceva, posto a 40 anni. Che fare? In quattro e quattr’otto Anna Biscossa, per il gruppo Ps, ha presentato un’iniziativa parlamentare elaborata con la richiesta di alzare a 60 anni il limite di età per i sostegni alla formazione professionale.
Soglia ritenuta troppo alta dal Consiglio di Stato, che un mese esatto dopo, era il 23 marzo, con un messaggio ha invitato il parlamento ad ‘accontentarsi’ di un innalzamento a 50 anni.
Oggi la commissione Formazione e cultura ha quindi messo il timbro sul più classico dei compromessi: sì ai 55 anni come età massima per ottenere borse di studio per la frequenza di scuole di grado secondario II e istituti di grado terziario; sostegni come assegni di tirocinio, assegni di riqualificazione per formazioni duali, aiuto al perfezionamento professionale; assegni per la formazione sociosanitaria. Facendo tornare così indietro di sette anni il limite a 62 anni votato dal Gran Consiglio con l’emendamento Mps di cui sopra.
Un compromesso che, si legge nel rapporto redatto da Ghisletta e Ghisla, è arrivato dopo che "la commissione ha sentito i gruppi parlamentari, che si sono detti consci della crescente importanza dell’aggiornamento e dello sviluppo professionale nella seconda parte della vita lavorativa delle persone". Ebbene, "alla luce dei responsi dei gruppi parlamentari la commissione ha deciso di proporre al parlamento di portare a 55 anni l’età massima generale per accedere agli aiuti allo studio, senza concedere eccezioni che sarebbero soggettive". Tale innalzamento generale "comporta un maggior costo di 150mila franchi annui rispetto al controprogetto proposto dal Consiglio di Stato". Portando a un totale di 750mila franchi il maggior costo annuo, dal momento che è stato il governo stesso a spiegare nel suo messaggio come per la fascia 40-45 anni si sarebbe trattato di mettere sul piatto ulteriori 350mila franchi, per la fascia 46-50 anni 250mila e per la fascia 51-55 anni 150mila. Per coloro che sono ‘rimasti fuori’ rispetto alla proposta di Biscossa sarebbero dovuti uscire ulteriori 100mila franchi annui, ma in nome del compromesso si è scelta un’altra via.
Quanto sottoscritto oggi dalla ‘Formazione e cultura’ soddisfa la deputata Anna Biscossa, che da noi interpellata spiega che «ho proposto io questa soluzione, che avrebbe avuto il sostegno di tutti al contrario forse di quella iniziale. Dovremo, prima o poi, tornare a discutere di alzare maggiormente la soglia, ma per ora è un buon primo passo».
Per un’iniziativista soddisfatta, c’è un’opposizione sulle barricate: quella dell’Mps. Il granconsigliere Matteo Pronzini, da noi raggiunto per una reazione, tuona: «Per noi questo compromesso rappresenta innanzitutto un peggioramento per la formazione nel settore sociosanitario, perché col nostro emendamento l’età massima era stata alzata a 62 anni e ora la vogliono già abbassare». Ma, ancor di più, «qualcuno mi deve dire cosa vogliono fare con i disoccupati con più di 55 anni a cui nessuno offre un posto di lavoro. Bisogna trovare una soluzione, finché a una persona viene chiesto di lavorare a questa persona deve essere pure offerta la possibilità di formarsi». Sarà (ancora) battaglia in parlamento, quindi? «Molto probabilmente, perché se è stato ritenuto possibile alzare a 62 anni l’età per il sociosanitario perché il mese dopo non vale più per questo settore ed è un’età ritenuta eccessiva per tutte le altre formazioni?».