La regione rischia di abdicare al proprio futuro davanti al progetto della terza corsia dinamica tra Lugano e Mendrisio
In politica a quanto pare serve ancora avere dei ‘santi in paradiso’. Il riferimento, va da sé, è a quegli agganci assai poco celestiali – per la serie ‘scherza con i fanti e lascia stare i santi’ –, ma molto terreni che sanno aprire le porte giuste ai piani alti delle istituzioni. Ebbene il Mendrisiotto sembra proprio esserne privo (oggi più di ieri) visto come sta andando con il progetto PoLuMe, il piano per potenziare la tratta autostradale tra Lugano e Mendrisio. Per creare una terza corsia dinamica – convertendo quella di emergenza – con poteri anti-ingorgo, con il corredo di gallerie da ampliare e nuovi svincoli – a Grancia e Melano – da costruire, si è disposti a spendere quasi due miliardi di franchi – peraltro ancora da stanziare formalmente –: una cifra imponente, nulla da dire. Ma non sempre è solo una questione di investimenti. Non consola neppure sapere che dopo il raddoppio del Gottardo – con i costi siamo lì – questa sarà la più grande opera messa in cantiere dalla Confederazione in territorio ticinese. Il punto non è questo.
Una regione ha bisogno anche di essere ascoltata e capita; e in questo caso non è successo. Non per nulla cresce il numero di persone che nel Mendrisiotto e Basso Ceresio sarebbero pronte a rinunciare all’opera e all’investimento, in altre parole al ‘regalo’ calato dall’alto. Soprattutto perché questo ha il sapore di un ‘dono’ avvelenato. Il sacrificio territoriale che comporta intervenire sull’asse dell’A2 appare a molti spropositato a fronte della promessa di ridurre il carico di traffico sulle strade cantonale e locali. Ha un bel dire il sindaco di Melano Daniele Maffei che davanti all’Ufficio federale delle strade (Ustra) si è “fatto buon viso a cattivo gioco”. E che a ben vedere PoLuMe è ascrivibile alla categoria “progetto ambientale”. In tutta onestà l’impressione che si ricava scorrendo il dossier è tutt’altra. Mettere l’aggettivo “ambientale” – ovvero ‘proprio di un determinato ambiente’, Treccani alla mano – accanto ai piani per potenziare un’autostrada, moltiplicando le corsie – a Melano c’è chi ne ha contate undici – e costringendo a demolire delle abitazioni e a spostare un cimitero (quello di Maroggia), suona per lo meno stonato.
Come si è fatto capire mercoledì sera nell’aula consiliare di Melano – con il legislativo in seduta straordinaria –, ci si aspettava più coraggio e che le autorità locali riuscissero a strappare qualcosa di più e di meglio da Cantone e Confederazione. Ci sarebbero volute le conoscenze giuste in alto loco (si legga anche a Palazzo federale) da portare al tavolo di sasso di un grotto, si è fatto capire quasi candidamente e con un po’ di rassegnazione dallo scranno del Municipio. Come dire che è così che in certe parti del Ticino si portano a casa progetti e fondi per realizzarli. A dirla tutta con il PoLuMe pure il Cantone non ha aiutato la regione a spuntare condizioni migliori. Lo stesso direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali – per sua stessa ammissione all’esecutivo – non se l’è sentita di alzare la posta: era “politicamente non opportuno” in questo frangente, ha motivato.
Il Mendrisiotto e Basso Ceresio rischia, insomma, di essere ‘immolato’ sull’altare di altri dossier (tipo il collegamento A2-A13 nel Sopraceneri). Qualcuno direbbe: ‘È la politica bellezza’. Eppoi, si ammicca, in contropartita ci sono sempre il prosieguo verso sud del tracciato autostradale in galleria e AlpTransit: realtà o miraggi? Chi vivrà, vedrà. Qui e adesso c’è già chi (purtroppo) alza le mani.