Ci sono temi che all’inizio appaiono addirittura follie, ma che con il passare del tempo si dimostrano ineluttabili e imprescindibili
L’imperatore Costantino, Anno Domini 321, decretò la domenica giornata festiva e di riposo. Dopodiché trascorse qualche secolo prima che venisse introdotta, in Occidente, la settimana di cinque giorni, con il sabato libero. La storia di certe riforme è infinita. Da noi, quanto abbiamo impiegato per approvare il voto alle donne, oppure l’assicurazione vecchiaia e superstiti? Quanto c’è voluto per ridurre l’orario lavorativo o conquistare un congedo paternità? Ci sono temi che all’inizio sembrano utopie o, peggio, follie, ma che con il passare del tempo si dimostrano ineluttabili e imprescindibili.
Potrebbe essere il caso del reddito di base incondizionato (Rbi). La popolazione svizzera si era già espressa cinque anni fa in materia, ma la proposta fu sonoramente bocciata dal 77% dei votanti. I promotori non mollano e tornano alla carica con una nuova iniziativa: “Vivere dignitosamente - Per un reddito di base finanziariamente sostenibile”, che chiede di inserire nella Costituzione un articolo che recita: “La Confederazione garantisce alle persone domiciliate in Svizzera un reddito di base incondizionato. Esso deve consentire di condurre un’esistenza dignitosa in seno alla famiglia e alla società, di partecipare alla vita pubblica e di impegnarsi per il bene comune”. Si specifica che saranno tassati “adeguatamente” il settore finanziario e le imprese del settore tecnologico. Sarà sgravata l’attività lucrativa, mentre si prevede di tassare i redditi da capitale. Il finanziamento, che fa leva su nuove imposizioni fiscali, rischia di essere il punto dolente. Già si odono i coretti degli oppositori: i ricchi fuggono e i nullafacenti si trasferiscono in Svizzera.
Il concetto di reddito di base affonda nel passato, alla fine del Settecento. Ha ripreso slancio perché siamo di fronte a una massiccia riduzione dei posti di lavoro. L’Ocse prevede che nei prossimi 20 anni l’automazione nei Paesi occidentali possa causare la perdita del 14% dei posti di lavoro e richiedere trasformazioni radicali per il 32%. Le assicurazioni disoccupazione non bastano più di fronte al preannunciato stravolgimento del mercato del lavoro.
Ma il reddito di base sarà anche un sostegno per chi svolge volontariato o attività non retribuite, come il lavoro domestico femminile. Permetterà di sostenere tutti coloro – sempre di più – che sono e saranno impegnati nei lavori di cura. Attualmente, oltre il 50% delle ore di lavoro dedicate alle cure in Svizzera non viene pagato. L’Rbi può essere anche un utile alleato nella protezione del clima: “La sostenibilità necessita di un rallentamento – sostengono i promotori – e il rallentamento necessita di un reddito di base”.
A dire il vero, non si tratta di un vero e proprio reddito “incondizionato”. Infatti, i fautori dell’iniziativa precisano che tutti avranno diritto al reddito, ma verrà elargito solo a coloro che ne avranno bisogno, si stima circa il 25% della popolazione. Di fatto, sarà un’integrazione e uno sviluppo delle assicurazioni sociali. Il comitato d’iniziativa indica in 2’500 franchi mensili il contributo, ma sarà il Parlamento, in caso di approvazione dell’iniziativa, a decidere importo e modalità di finanziamento.
L’articolo costituzionale fissa il principio, ma dal Parlamento che legge uscirà? Discutere è utile, ma cinque anni dall’ultima consultazione sul tema bastano per far cambiare idea al popolo?