La deriva nel linguaggio e nel comportamento del tifo: sui campi di calcio crescono l’aggressività e il turpiloquio facile
“Non parlare come uno scaricatore di porto”, ci sentivamo spesso ripetere da adolescenti, magari anche solo per una minima parola fuori posto od oltre contesto... Oggi, se dovessimo visitare un qualunque scalo marittimo, anche il più rude manovale arrossirebbe di fronte a certi linguaggi che si sentono, nostro malgrado, a bordocampo. Nonni dall‘urlo facile, mamme, con birra alla mano e sigaretta nell’altra, dai toni sguaiati non solo verso il giovane e magari ancora inesperto arbitro, ma anche contro l’allenatore del figlio, reo di aver deciso un cambio sgradito alla ‘curva’. Lo si riscontra, purtroppo, sempre più, fin nelle competizioni e nei tornei della scuola calcio e degli allievi. Genitori ebbri di tifo avvelenato, padri che più che tifare per, tifano contro, fischiano, inveiscono contro il direttore di gara per ogni decisione, lanciano parolacce al giovanissimo calciatore intervenuto magari con foga, ma senza cattiveria, sull’avversario. Il loro è un pesante circo di offese, turpiloqui, scurrilità.
Passare così un sereno weekend sui campi da gioco, per chi vuole solo divertirsi, diventa sempre più un’utopia. Da qualche anno a questa parte non c’è sabato o domenica che non si registri un fatto increscioso. È come se quel rettangolo verde di gioco catalizzasse insofferenza, nervosismo, imparzialità. Un catino dove vomitare le proprie insoddisfazioni, delusioni, frustrazioni, senza minimamente pensare alla possibilità di ferire o scandalizzare quei 22 giovani calciatori che a fine partita sono i primi a dare una lezione agli adulti, avvicinando l’altra squadra per una stretta di mano o una pacca sulla spalla. Vinto o perso? Ci siamo divertiti, vorrebbero solo dire. Eppure quel tifo smisurato, glielo impedisce con scadenza ormai quotidiana. Quella nonna che si alza in piedi e grida ‘pezzo di emme’ per un fantomatico fuorigioco, che neppure il Var sarebbe stato in grado di decifrare, basisce. “Lo specchio dei tempi", ha commentato qualcuno, giustificando l’ultima rissa avvenuta sabato a Bellinzona fra l’Us Semine e l’Fc Locarno, in una società sempre più aggressiva e indisposta all’altro che fa brutto spettacolo di sé non solo fra un pallone e una rete, ma anche sui banchi, nella politica, sul posto di lavoro. Dobbiamo allora aspettarci un nuovo cazzotto, un nuovo litigio, nuova maleducazione? Forse è davvero tempo di replay per ricordare così, tornando indietro, il vero valore dello sport, una scuola di vita nel rispetto delle regole. A cominciare da tutti noi, lì a bordocampo.