Quanto successo ieri in Gran Consiglio non va giustificato con il refrain dei leghisti diversi dagli altri partiti. Soprattutto dopo certi 'trattamenti domenicali'
La Lega non è mai stata, non è, non sarà mai un partito come gli altri. Questa è la forza nella quale affonda la sua storia, questo è il suo distintivo sfoggiato molte volte con orgoglio. Aspettarsi quindi dal movimento leghista prassi, comportamenti, regole che sono norma in altri partiti sarebbe sia un errore, sia non riconoscere appieno peculiarità che sebbene da alcuni non condivisibili sono date. L’onda lunga della manifestazione sotto casa di Borradori, all’insegna di insulti e minacce, era prevedibile. Quanto successo ieri in Gran Consiglio, con l’uscita dall’aula e la non partecipazione ai lavori per una solidarietà del presidente Pini ritenuta insufficiente, non è però da prendere alla leggera e da giustificare con la diversità della Lega rispetto agli altri partiti. Semplicemente perché nel suo discorso, non dovuto, Pini la solidarietà e la condanna le ha espresse. Invocando il rispetto per le istituzioni, il presidente del Gran Consiglio ha abbracciato simbolicamente qualsiasi istituzione sia stata coinvolta nel caos di questi giorni: il sindaco di Lugano Borradori, la municipale Valenzano Rossi, la Polizia cantonale. Con la volontà di pensare al futuro e non solo al passato. Scelta saggia, considerato quanto ci sia da ricostruire soprattutto in termini di fiducia reciproca e di dialogo.
Quanto successo vicino all’abitazione del sindaco di Lugano Marco Borradori è da condannare. Risulta quantomeno grottesco, però, che chi deve buona parte delle sue fortune anche a certi ‘trattamenti domenicali’ riservati a una lunga fila di avversari politici, categorie di persone, varie etnie arrivi a non partecipare più ai lavori del Gran Consiglio – dove non si rappresentano solo i propri elettori ma tutta la popolazione – in segno di protesta per aggressioni verbali e comportamenti certo fuori dalle righe, ma che hanno comunque un’origine sulla quale il Ministero pubblico ha aperto un incarto.
La vicecapogruppo Sabrina Aldi può avere ragione nel lamentare il fatto che non è stato sostenuto a dovere l’uomo Marco Borradori, non solo il sindaco Marco Borradori. Ma quante domeniche sono stati sbeffeggiati consiglieri federali dipinti come clown, sono stati dileggiati consiglieri di Stato, offesi presidenti di partito, vilipese molte persone usando la logica del forte contro il debole. Questo, quando “la spada uccide tante persone, ma ne uccide più la lingua che la spada” (Siracide, 28,18). Questo, quando di fatto così è stato sdoganato un modo di fare che non è compatibile con le sensibilità, il rispetto e il buon senso. Quando si impronta la propria attività al puro attacco, poi i colpi bisogna essere anche disposti a riceverli e incassarli.
La speranza è quella di rivedere le deputate e i deputati della Lega seduti ai loro banchi subito. Il 21 giugno sarà in discussione il Consuntivo 2020 del Cantone, e il secondo partito più rappresentato in Gran Consiglio ha il dovere civico di partecipare alla discussione portando tutto il proprio contributo e tutte le proprie opinioni. Non solo per innalzare una bandiera, ma per favorire quel confronto auspicato da un inascoltato Pini, confronto che deve e dovrà essere sempre il nutrimento delle istituzioni, radici che devono sostenere il vivere civile e la sintesi della società che in questi tempi, non solo a Lugano, sembrano latitare sempre più.