A chi rincorre una poltrona viene richiesto il casellario giudiziale ma non l’estratto dell'Ufficio esecuzione e fallimenti
Pensiamo a partiti e movimenti in corsa per le comunali come a un grande, candido bacino di latte ancora caldo di mungitura. Se vogliamo farne un formaggio elettoralmente commestibile, il primo passo è aggiungervi del caglio, che ci piace immaginare come il periodo compreso fra la formazione delle liste e la prima parte della campagna elettorale, con tutti i suoi colpi di scena, gli altarini, le notizie vere e/o simil-vere, quelle indotte, date trasversalmente in pasto alla stampa nella speranza che possano essere funzionali al proprio successo e all'insuccesso dell'altro.
Il risultato non potrà che essere una sostanza gelatinosa – la cagliata – che nel nostro caso sono le liste definitive per Municipi e Consigli comunali così come partiti e movimenti hanno deciso di presentarcele; liste sì più o meno presentabili, ma tuttavia ancora imperfette per il semplice fatto che certi “dettagli”, per miopia o leggerezza, emergono (se va bene) soltanto dopo. Tutti, o quasi, ci siamo scandalizzati per la candidata democentrista capriaschese con dichiarate simpatie nazifasciste e per il suo omologo locarnese cacciato su due piedi dalla Lega dopo un orripilante “post” su tre dittatori in fondo non poi così cattivi. Per fortuna nei loro ingranaggi è finito qualche sassolino e al macchinario si è accesa una spia. “Blink blink: attenzione!”: un segnale rivolto a noi elettori, ma anche agli stessi partiti, dei quali emerge il fallimento nel primo e importantissimo compito di filtro. È vero che la penuria di candidati è problema comune e trasversale, ma lo è altrettanto che questa scarsità dipenda anche dal contesto politico e partitico, determinato in primo luogo da chi, militando, lo caratterizza. Il classico cane che si morde la coda.
Non bastasse, nella grande cagliata delle liste continua a rimanere indisturbato un siero opaco come la popolosa categoria che rappresenta: quella dei candidati fortemente indebitati. Nell'estratto dell'Ufficio esecuzione e fallimenti (Uef) di un aspirante municipale contiamo oltre 30 attestati di carenza beni. Totale degli scoperti: oltre 350mila franchi. Decine e decine di fornitori lasciati lì, con il naso in mezzo agli occhi. Problemi suoi (e loro), si dirà. Vero, ma anche nostri. Perchè essere oberati dai debiti significa non essere liberi. Nella gestione della cosa pubblica, una discriminante fondamentale. La Legge sull'esercizio dei diritti politici richiede già l'estratto del casellario giudiziale. Perché non unirvi quello dell'Uef? A che pro continuare ad accettare che chi non è in grado di gestire se stesso possa esprimere le sue tare nell'ente pubblico, a nostro nome?
Insomma, per ottenere un prodotto finale come si conviene il caglio preventivo necessario è costituito da una parte da una ritrovata presa di coscienza degli schieramenti rispetto al grande tema della credibilità, e dall'altra dall'introduzione di un requisito squisitamente economico che funga da primo setaccio. Quella che ci ritroveremo davanti sarà forse una ricottina che non avrà il gusto di un Camembert, ma apparirà sicuramente più candida, fresca e appetibile. Magari ancora un po' insipida, nell'insieme. Ma il condimento lo sceglieremmo comunque sempre noi. Andando a votare.