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Gli sciacalli del Covid

C’è chi soffre e chi approfitta a piene mani!

12 dicembre 2020
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Il processo, celebrato ieri e giovedì dinanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, non è un caso di truffa come ce ne sono tanti. No, perché questa volta alla sbarra sono finiti personaggi che secondo l’accusa hanno ingannato la Confederazione, beneficiando indebitamente dei crediti Covid. Per la cronaca, due dei tre sono stati condannati. Al centro l’uso illegale di importi che le banche hanno messo molto facilmente (e da subito) a disposizione degli imprenditori con la benedizione di mamma Elvezia nelle vesti di garante.

L’odore dei soldi facili


Ricordate? La facilità nell’ottenimento degli aiuti era data dall’estrema gravità del momento. Un momento che, visti i chiari di luna e i licenziamenti autunnali e primaverili e in arrivo, purtroppo perdura. In Svizzera – eravamo all’inizio della pandemia, in men che non si dica e senza tante parole – Consiglio federale e banche avevano siglato un patto di ferro: noi istituti di credito apriamo i cordoni della borsa (e... evitiamo anche possibili rischi di fallimento!) e tu Confederazione metti sul tavolo la garanzia. Così, oltre allo strumento del lavoro ridotto, i prestiti sono fioccati a gran velocità nelle casse di aziende potenzialmente in difficoltà, alcune delle quali li hanno in parte utilizzati, mentre altre li hanno altrettanto opportunamente congelati pro futuro.

Nei mesi successivi sono poi emersi casi di abusi (non pochi) ad opera di delinquenti, anzi di criminali che hanno fiutato l’odore dei soldi facili. Fra questi ce ne sono alcuni che hanno assunto un comportamento particolarmente abietto: non hanno esitato, non solo a usare in modo improprio le somme ricevute, ma le hanno persino spese per soddisfare sfizi personali. Giovedì in aula, ha fatto quindi benissimo il procuratore pubblico, Daniele Galliano, a evidenziare quanto lasci basiti l’utilizzo che chi poi è stato condannato ha fatto degli aiuti. Sì, perché non si tratta solo di commettere una (per modo di dire) semplice truffa nei confronti dello Stato (le cui casse siamo noi contribuenti a rimpinguare). No, in questo caso c’è di più: c’è la dimensione etico-morale della truffa legata ai crediti Covid con i truffatori felici e contenti di poter esaudire desideri deluxe. E questo, cari lettori, mentre altri cittadini venivano (e vengono ancora) ricoverati negli ospedali, attaccati ai respiratori, o sono purtroppo stati sepolti quasi senza un addio e un rito funebre. Per non parlare di chi fa e ha fatto molta fatica a riprendersi, chi ha perso il lavoro, chi ha ancora tanta paura di perderlo.

Restituire sino all’ultimo centesimo

Ebbene, mentre stava succedendo tutto ciò, fuori c’era (e magari c’è ancora) chi stava benone e ne ha approfittato a piene mani. Farabutti e sciacalli, le parole ci stanno tutte!

Quando questi processi saranno conclusi sarà il caso che il governo tenga una conferenza stampa per indicare/ricordare a tutti, con tanto di nome e cognome, chi sono questi approfittatori senza scrupoli. Ben vengano dunque le condanne ferme e richieste di risarcimento altrettanto certe. Perché i colpevoli, se così privi di scrupoli sono stati, vanno puniti seguendo la medesima logica, che è la sola che questa gente capisce: che restituiscano sino all’ultimo centesimo il maltolto. E, se sono stranieri, saldato il debito, che se ne tornino a casa.

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