laR+ Commento

Manifestanti e proporzionalità, cercare altrove le risposte

Polizia presente e polizia assente fra legalità, giurisprudenza, polemiche e politica

Giugno 2019, piazza del Sole a Bellinzona: una ventina di agenti schierati per venti manifestanti (foto Regione)
7 novembre 2020
|

Manifestanti, diritto di manifestare e ruolo della polizia: due episodi recenti (più uno del 2019) meritano una riflessione sull’agire proporzionato o meno delle forze dell’ordine laddove si scenda in piazza per questioni politiche in senso lato. Il primo risale al 27 ottobre quando a Bellinzona agenti della Comunale hanno controllato due uomini intenti al volantinaggio critico verso una banca. La loro reazione ha indotto una giovane poliziotta a usare la divisa in modo autoritario. Apriti cielo: il Forum Alternativo ha inviato un comunicato di fuoco (anonimo) parlando di “sproporzionata azione della polizia cittadina, che ha interferito verificando i dati dei partecipanti e suscitando momenti di tensione”. Azione “da ritenere una palese violazione della Costituzione svizzera il cui articolo 16 sancisce che ognuno ha il diritto di formarsi liberamente la propria opinione, di esprimerla e diffonderla senza impedimenti”. Lo stesso forum ha poi incaricato i Verdi (insieme ai quali correrà alle elezioni 2021) di presentare al Municipio un’interpellanza piccata. Ma comunicato e interpellanza non dicono che il capo del Servizio esterno della Polcom dopo essersi recato sul posto e aver verificato la situazione, si è scusato con i due manifestanti consentendo loro di proseguire il volantinaggio.

Il secondo episodio è quello del 30 ottobre a Molino Nuovo, dove la protesta contro le restrizioni anti-pandemia non è stata sorvegliata dalle forze dell’ordine (al contrario di quanto avvenuto Oltralpe), nonostante fosse prevedibile che sarebbe stato superato il limite di 15 persone per assembramento e che non sarebbero mancati atti di vandalismo; la testata sferrata alla nostra cronista ha poi dimostrato che l’evento, preannunciato, poneva già sulla carta elementi che dovevano indurre le autorità preposte a una diversa valutazione del rischio. A inveire per prima è stata la Lega, scatenata sul ‘Mattino’ contro la Polizia cittadina e il capodicastero liberale-radicale; si è poi scoperto che la decisione di non intervenire è stata della Polizia cantonale che sottostà al Dipartimento istituzioni guidato dal leghista Gobbi. Il quale, intervistato dalla ‘Regione’, ha dichiarato che si è deciso “tenendo conto della proporzionalità”. Chi ha subìto danni e non si è sentito tutelato può star tranquillo, perché “a garanzia dello Stato di diritto le procedure saranno avviate su querela di parte”. Il consigliere di Stato ha poi concluso dichiarando che “non si è intervenuti anche perché, a fronte dello stato alterato dei manifestanti, ciò avrebbe potuto portare a scontri visto che, nonostante non fossero in alcun modo stati provocati, hanno iniziato a perpetrare dei danneggiamenti”. Spiegazioni doverose, ma motivazioni discutibili, non da ultimo perché la polizia non si è fatta vedere nemmeno dopo aver saputo - contattata da un giornalista presente - del ferimento. 

Merita di essere citato un terzo episodio. Inizio giugno 2019, a Castelgrande arriva mister Pompeo accolto da Cassis. Alcune formazioni della sinistra protestano in piazza del Sole. Venti manifestanti sorvegliati da venti poliziotti. Un rapporto uno a uno indubbiamente apprezzato dal segretario di Stato americano. Come accaduto a Molino Nuovo, anche in piazza del Sole un 'sinistrato' - così lo descriverebbe il foglio leghista - si spazientisce col cronista della ‘Regione’: vuole impedirgli di fotografare, filmare, intervistare, raccogliere opinioni. Credendolo un poliziotto in borghese, gli chiede di mostrare la tessera stampa e mentre questo continua a fare il proprio lavoro, prima gli intima di allontanarsi e poi lo sfida filmandolo col cellulare. La scena si svolge sotto gli occhi indifferenti della polizia.

Tre manifestazioni pubbliche con connotazioni politiche simili ma in contesti diversi; e tre differenti approcci degli agenti e dei loro vertici su ciò che va fatto o non fatto. Se da una parte il concetto di proporzionalità - elemento cardine negli ordinamenti di polizia e nella formazione degli agenti - muove parecchia soggettività e può apparire astratto specie ai non addetti ai lavori, dall’altra è indubbiamente connesso a quello della legalità. Una legalità maturata, in Svizzera come sul piano europeo, attorno a una corposa giurisprudenza. Invece di buttarla in polemica - rischiando a Bellinzona come a Lugano gaffes imbarazzanti pompate da accuse opportuniste - meglio sarebbe far verificare seriamente queste situazioni incaricando le apposite istanze.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔