Fra odio e fake news, le star boicottano Instagram e facebook!
È andato in onda lo ‘sciopero’ di un giorno (uno, proprio così) di alcune star americane contro le piattaforme web (Instagram e Facebook) di Mark Zuckerberg. Sanzione scelta: niente post per 24 ore! Motivo: aderire alla campagna ‘Stop Hate for Profit’, non pubblicando nulla sul proprio profilo per lottare contro i troll che inondano la rete di notizie false.
A farlo sono state alcune stelle di Hollywood fra le quali spiccano nomi come Leonardo DiCaprio, Sacha Baron Cohen, Katy Perry, Demi Lovato, Naomi Campbell e soprattutto Kim Kardashian, seguita da, tenetevi ben bene, 188 milioni di followers su Instagram. In 14 vip hanno deciso di congelare i loro account sui due social, per protestare contro i messaggi di odio e di disinformazione veicolati su questi vettori. Un’azione iniziata lunedì che – staremo a vedere – sembra stia continuando trainata da altri nomi. Abbiamo appreso che lo stop avrebbe già congelato introiti milionari per post non pubblicati. Ma abbiamo anche appreso che, finito lo ‘sciopero del post’, tutto per gli indignati hollywoodiani è già ritornato come prima e avanti a postare.
Che dire? Voglia di lavarsi la coscienza con un mini-gesto dimostrativo, o veramente primo tentativo di fare una certa pressione e chissà che poi, se nulla dovesse cambiare, di tentativi ce ne saranno un secondo, un terzo…? Prematuro dirlo. Non è comunque un caso che, nella pagina nella quale il ‘Corriere della Sera’ riporta la notizia (‘Un giorno senza post: diffonde l’odio!’), appaia pure un ampio servizio dal titolo ‘Un esercito di adolescenti americani, la nuova fabbrica dei troll di Trump’, che tratta delle tecniche di disinformazione studiate a tavolino e favorite dai social in vista delle prossime elezioni Usa. Elezioni evidentemente da influenzare, indirizzare, inquinare...
Riecco dunque la domanda: dopo tutto quello che abbiamo già visto negli anni, considerate anche le minacce incombenti per la democrazia, spegnere per 24 ore i propri post sui due social è sufficiente? O è un modo come un altro per farsi magari anche buona pubblicità? Per quanto tempo ci si può svestire del loro ruolo propulsivo, quando si appartiene al firmamento del cinema? L’iniziativa da loro lanciata avrà altri seguaci? Vedremo presto. Certo è che se, anziché staccare la spina un solo giorno, la frenata fosse durata più a lungo (mettiamo una settimana), la musica nel Paese a stelle e a strisce poteva cambiare più sul serio. Affaire à suivre! E forza che all’appuntamento di novembre manca poco e magari almeno un problema gli Usa 2020 lo risolvono. A loro e al resto dell’Occidente.