Commento

Libera circolazione sì o no? Tutte le insidie di una votazione

Il Consiglio federale ha lanciato oggi la campagna per il 'no' all'iniziativa di Udc e Asni. Rispetto a pochi mesi fa, la partita appare più aperta.

(Keystone)
22 giugno 2020
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"Dovrebbero cambiare non poche cose nei mesi a venire perché l’Udc possa bissare il successo del 2014. (...) Può succedere di tutto, certo. Ma l’alleanza pro-Bilaterali, che nel febbraio del 2014 fece cilecca, ha buoni motivi per affrontare fiduciosa la sfida" lanciata da Udc e Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (Asni) con la loro iniziativa popolare 'per la limitazione', sulla quale voteremo fra poco più di tre mesi. Così scrivevamo in settembre, quando nessuno si sognava che in quel "tutto" potesse rientrare una pandemia planetaria come non la si vedeva da un secolo. Il coronavirus nel frattempo è arrivato, con tanto di lockdown. Adesso che anche in Svizzera si comincia a fare i conti con i suoi pesanti strascichi economici e sociali, la valutazione è giocoforza più sfumata.

La situazione, almeno per ora, rimane assai diversa di quella di sette, otto anni fa, quando l'Udc da sola riuscì a far approvare al 50,4% dell'elettorato la sua iniziativa 'Contro l'immigrazione di massa'. La consigliera federale Karin Keller-Sutter ha rilanciato ieri con un appello alla continuità ("non è tempo per esperimenti politici") la campagna interrotta a febbraio a causa dell'imminente crisi sanitaria. Lo ha fatto affiancata dai partner sociali, asse portante di un fronte del 'no' ricompattato. Nel 2014, di fronte al rifiuto del padronato di adottare nuove misure anti-dumping, i sindacati non si erano certo spesi anima e corpo. Oggi invece, convinti dal progetto governativo di una rendita-ponte per i disoccupati over 60, scendono in campo con un altro spirito, pronti a investire somme ingenti e disposti a mettere temporaneamente la sordina alle loro critiche all'accordo quadro con l'Ue. Anche il contesto è mutato: da allora il saldo migratorio con i paesi dell'Unione è sceso in maniera decisa, per poi stabilizzarsi negli ultimi due anni. Infine, il quesito posto ora è chiaro: sì o no alla libera circolazione. Punto. Formulata in modo vago, la prima iniziativa anti-immigrazione aveva invece permesso all'Udc di intrattenere l'illusione che - nonostante contingenti, tetti massimi e preferenza indigena - Bruxelles sarebbe stata disposta a rinegoziare l'accordo sulla libera circolazione. Non è stato così, come sappiamo.

L'alleanza pro-Bilaterali però non ha la vittoria in tasca. Le insidie sono dietro l'angolo, checché ne dicano i sondaggi. In un contesto di crisi economica più marcata in Europa che nella Confederazione, l'immigrazione dall'Ue pare destinata a riprendere slancio prima o poi. La paura di perdere il posto di lavoro e del dumping salariale, già alimentata dalla pandemia, potrebbe accentuarsi in alcune fasce della popolazione. L'Udc ad ogni modo non si farà sfuggire l'occasione di tematizzarla. Con buone possibilità di far breccia. Perché finora a molti non è risultato affatto chiaro cos'abbiano portato di concreto le innumerevoli tavole rotonde sulla 'promozione della manodopera indigena' (che entrambi gli schieramenti caldeggiano), né l'obbligo di annuncio dei posti vacanti (col quale il Parlamento ha voluto attuare la prima iniziativa dell'Udc). Non si vede poi come la benvenuta rendita-ponte per disoccupati over 60 possa convincere un gran numero di elettori preoccupati per la concorrenza da parte della manodopera estera a votare 'no' il 27 settembre, al termine di una campagna nella quale per giunta l'Udc avrà buon gioco ad agitare lo spauracchio dell'accordo quadro. Insomma, la partita è più aperta di quanto si potesse pensare fino a pochi mesi fa.