Da Pazzalino a Bellinzona: episodi di un fenomeno in aumento. E al contempo, per fortuna, la nostra società tollera sempre meno la varie forme di violenza
Il pestaggio di Pazzalino di poche settimane fa, e poi il fattaccio al Viale di Bellinzona di sabato scorso, ne sono solo gli ultimi in ordine di tempo tristi esempi: la violenza giovanile sta riemergendo.
Dal violento pestaggio al Carnevale di Giumaglio (luglio 2019) all’aggressione al parco giochi del Burbaglio a Muralto (settembre 2019) nel Locarnese, dai furti agli spacciatori e alla relativa rivendita della droga (luglio 2019) nel Mendrisiotto ad altro spaccio con tanto di minacce e utilizzo di armi soft-air (novembre 2019) nel Luganese. Senza dimenticare la sventata strage alla Commercio di Bellinzona (maggio 2018): il 1° luglio il 21enne dovrà rispondere in aula dell’accusa di tentato assassinio plurimo.
Casi diversi fra loro per entità e fattispecie dei reati, che spesso coinvolgono minori di 18 anni, e che rappresentano soltanto la punta di un iceberg da 1'101 procedimenti penali a carico di minorenni aperti dalla Magistratura nel 2019. Di questi, una minoranza sono legati a risse o litigi, ma sono purtroppo in aumento.
Cifre che raccontano il fenomeno solo parzialmente. Forme di violenza sono anche l'insulto gratuito al docente a scuola o al genitore a casa, lo cyberbullismo nei confronti dei compagni, l'impulso a far male a se stessi, ad esempio. Le espressioni della violenza sono molteplici e non tutte erano interpretate effettivamente come tali in passato. Alcune risse stesse, per le quali oggi giustamente si avviano delle indagini, in passato sarebbero in taluni casi state considerate come delle scazzottate, delle bravate o poco più.
E invece non è fortunatamente più così. Oggi, il bullismo nelle sue svariate declinazioni è un problema serio che viene ampiamente tematizzato. Oggi, sempre più spesso si sente parlare di femminicidio e c'è chi invoca cambiamenti legislativi per meglio codificarlo. Oggi, omofobia e transfobia stanno entrando nel lessico comune, indice di una mutata percezione nei confronti di problematiche che si ignoravano. Oggi, assistiamo a un rinnovato sentimento antirazzista.
È un discorso ampio, contestualizzabile in una società che si sta evolvendo e nella quale, per fortuna, la soglia di tolleranza nei confronti di ogni tipo di violenza si sta gradualmente abbassando. E per una volta, essere meno tolleranti è positivo: non tanto per tornare a essere una società severa, rigida e autoritaria, ma per correggere dei malfunzionamenti che ci sono anche in società aperte e liberali come la nostra.
Non si tratta di puntare il dito per colpevolizzare gli autori di violenza, ma piuttosto portarli a confrontarsi con se stessi e con quel che li circonda, per evitare che si ripeta. Ce lo insegna bene il team di 'Face à Face Ticino', l'innovativo progetto del quale parliamo a pagina 11: persone in gamba, professionisti preparati. L'iniziativa, che in Romandia è realtà da diversi anni, in Ticino è ancora un progetto pilota, ma sta già riscontrando i primi effetti positivi sui partecipanti. E si tratta soltanto di una delle numerose misure della Strategia cantonale di prevenzione della violenza che coinvolge i giovani fra i 0 e i 25 anni dell'Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani del Dss. Segno che i cambiamenti sociali sono stati percepiti e colti dalle istituzioni, che si stanno attivando a più livelli per concretizzare fattivamente la nostra nuova e minor soglia di sopportazione della violenza, affinché un domani – ottimisticamente lo speriamo – risse stupide e violente come quelle degli ultimi giorni siano solo un ricordo sbiadito.