Dopo i due recenti episodi di violenza verificatisi in viale Stazione: 'Meno repressione e più prevenzione'
Oggi, dopo più episodi di violenza in un bar del centro cittadino, ci ritroviamo a incolpare genitori irresponsabili, a invocare un intervento più massiccio e repressivo della polizia e, addirittura, c’è chi rimpiange i tempi del coprifuoco. Queste reazioni di pancia sono comprensibili: nessuno di noi vorrebbe assistere nuovamente a episodi del genere. Tuttavia il problema non si argina qui. Se lo scopo è quello di prevenire, e quindi di evitare ulteriori problemi di questo genere, le misure invocate risultano essere insufficienti e forse anche inefficaci. Qualsiasi forma di repressione è una toppa che argina una crepa già aperta. La prevenzione, invece, impedisce che la crepa si formi. Un corpo di polizia più aggressivo e più severo, che impone regole ferree, non fa altro che aumentare il disagio giovanile, di cui la violenza è solo uno dei sintomi. Più efficace è agire a monte del problema, sensibilizzando maggiormente i giovani su temi come insofferenza, disagio, incomprensione. La stessa Polizia cantonale ne è consapevole: già nel 2006 ha creato un corpo specializzato denominato “Visione Giovani”, che si occupa di ascoltare i giovani in difficoltà. È questa la via che anche la Città di Bellinzona deve perseguire, accogliendo la mozione pendente che prevede la presenza di un operatore di strada avente il compito d'instaurare un rapporto di fiducia con i giovani, andando a cercarli là dove sono, sulla strada, nei parchi o nei bar, per poi fungere da supporto, aiutandoli a risolvere i loro problemi prima che diventino i tanto additati “casi sociali”. La speranza è che non si verifichino più simili episodi. E l’auspicio è quello di evitare di dover imporre divieti che limitino il divertimento giovanile e aumentino la sfiducia intergenerazionale.