Commento

Città alla rovescia ai tempi del virus

Nel Mendrisiotto il Covid-19 ha ribaltato la prospettiva. E ambiente e natura si sono presi la rivincita

Surreale (Ti-Press)
4 aprile 2020
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Lo spicchio di Chiasso che mi è ormai concesso dalla finestra di casa in queste settimane di clausura spesso mi regala un cielo inaspettatamente terso, il calore del sole e strade senza le solite auto in colonna dirette in dogana. Surreale. Non c’è che dire. Persino straniante per chi è cresciuto fra traffico (di lavoratori, pendolari del pieno, vacanzieri in esodo), smog alle stelle e decibel oltre i limiti. Quasi da non riconoscere più la propria cittadina. La sua identità è stata stravolta ai tempi del coronavirus.

Così mentre ricaccio giù in fondo la voglia di tuffarmi in questa nuova ‘natura’ urbana (per atto di responsabilità sociale) e mi accontento di guardare il verde della collina del Penz da lontano, sale una sorta di rabbia. Possibile che per abbattere polveri fini e diossido d’azoto ci voleva un virus? Non è accettabile. Quanto basta per farsi assalire dallo sconforto per tutte le battaglie rimaste inascoltate, fin da quando Sos Mendrisiotto ambiente scendeva per strada, bloccava il piazzale dei Tir a Brogeda o (addirittura) l’autostrada (è successo anche questo). Non voglio, però, lasciarmi prendere da un pessimismo cosmico (o scomodare Leopardi). In questi giorni in cui la vita agra lo è davvero per colpa del Covid-19 e di tutte le sofferenze che sta procurando, bisogna sforzarsi, quasi imporsi, di cercare il lato positivo delle piccole cose. E allora non possiamo non cogliere il messaggio che il mondo là fuori – oltre la finestra che dà sul ‘mio’ pezzo di Chiasso – ci sta mandando forte e chiaro: per salvare l’ambiente – e ciò che ci è rimasto del pianeta Terra – dobbiamo rallentare.

Mi sa che mia nonna (che purtroppo non ho conosciuto), stando al lessico famigliare avrebbe detto “chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti”. Ai suoi tempi il riferimento al pane non era per nulla casuale, oggi il significato va sublimato. Certo è che sostituendo l’ambiente alla pagnotta la questione non cambia. Quando potevamo uscire e dare gas alla nostra auto, respiravamo polveri sottili. Ora che siamo costretti in casa (a tutela della nostra salute), con la quattroruote in garage, ci siamo accorti che è possibile vivere senza (smog nei polmoni e decibel negli orecchi).

Qui e adesso, dunque, non è più questione di metterci a polemizzare – sugli ecologisti e “quelle loro pretese”, direbbe chi non lo è – o di storcere il naso se a chiedere di ridurre il traffico – che sino a tre settimane orsono soffocava il Mendrisiotto – sono i sindaci dei Comuni di frontiera del Distretto. Adesso occorre usare bene il tempo che ci siamo ritrovati fra le mani per cercare di cambiare ritmi e abitudini. Ci riusciremo? Difficile dirlo. Di sicuro, vinta la battaglia sul Covid-19, non potremo sottrarci (ancora una volta tutti quanti assieme) dall’accettare la sfida che lanciano, da tempo, ambiente e territorio. Insomma, tornare ad allungare le colonne di lamiere e intasare le strade avrebbe davvero poco senso. In fondo, ci stiamo rendendo conto che riconnettersi con una quotidianità ‘lenta’ non è poi così male. Di che essere grati anche ai volatili che dal loro rifugio sul grande albero dietro casa – forse una Ginkgo biloba, se sbaglio i conoscitori della botanica chiassese mi correggeranno – riempiono un silenzio che a volte fa troppo rumore.

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