Commento

Telefonini al bando: bene, la scuola fa sul serio!

La svolta andrà spiegata molto bene ai giovani e in particolare alle loro famiglie in modo da trasformale in alleate dei docenti

Banditi? ©Keystone
5 febbraio 2020
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Telefonini a scuola, in arrivo un importante giro di vite sempre che il parlamento cantonale lo vorrà benedire. E noi speriamo vivamente di sì. Nelle scuole dell’obbligo si dovranno tenere spenti gli smartphone, che non dovranno neppure essere visibili fisicamente. E non potranno neppure essere utilizzati – e questa è la sfida più impegnativa – durante le pause. Questo quanto deciso dalla commissione formazione e cultura all’unanimità: la palla passa ora al Gran Consiglio. Un passo per gestire in modo più omogeneo la materia in tutti gli istituti dell’obbligo del Cantone, che va nella direzione di inasprire precedenti direttive del Dipartimento di Bertoli.

Farà bene agli allievi

La svolta farà bene agli allievi, i quali vivono convinti nella stragrande maggioranza di non poter vivere (esistere?) senza il telefonino accanto, ovviamente acceso e carico. Anche perché, diciamolo francamente, non hanno mai fatto esperienze diverse. Così il telefonino è una delle prime cose da visionare appena alzati al mattino e probabilmente l’ultima da consultare prima di coricarsi. È persino un compagno inseparabile di chi studia, che se lo mette accanto, spesso e volentieri ascoltando musica. ‘Ma come fai a concentrarti?’ ho chiesto una volta a uno dei miei figli? La risposta è stata sconcertante: ‘Se non ho acceso la musica, non riesco a concentrarmi’. Il mondo al contrario ho pensato, memore delle giornate passate a studiare in biblioteca. Un luogo quasi sacro nel quale non volava una mosca!

Genitori alleati coi docenti!

Sarà interessante osservare due aspetti della proposta di modifica, se dovesse passare. Il primo è legato al compito di verifica del rispetto della direttiva. Non c’è peggior scelta che adottare una regola e poi non farla rispettare. E su questo fronte il coltello dalla parte del manico l’avranno i docenti e le direzioni degli istituti: saranno in grado, o anche solo vorranno, fare rispettare l’inasprimento che, come scritto, vale anche al di fuori delle lezioni, ossia durante le pause? Su questo punto non vorremmo che, come si suol dire, fatta la legge trovato l’inganno o la scappatoia. Scappatoia che – e veniamo al secondo punto – sarà ancor più facile da imboccare se le famiglie non si alleeranno coi docenti. Famiglie che – diciamolo – spesso hanno già perso la prima battaglia dell’uso consapevole e limitato del telefonino coi loro figli…

Parlare coi coetanei

L’opportunità offerta dalla possibile svolta è enorme: fare riassaporare ai ragazzi, mentre vanno a scuola e crescono, che vi sono momenti in cui sono con altri loro coetanei e che li devono sfruttare positivamente per parlare con loro e non per isolarsi, uno accanto all’alto, consultando appena possibile messaggi e comunicazioni varie apparse sul proprio cellulare. Un’operazione – è bene averne coscienza – che non sarà facile proprio perché mira a modificare abitudini ormai ben radicate, per taluni già persino divenute delle vere e proprie dipendenze. È un bene che la politica cerchi ora di raddrizzare almeno un po’ il campanile. Ma la svolta, lo ripetiamo, andrà spiegata molto bene ai giovani e in particolare alle loro famiglie in modo da trasformarle in alleate dei docenti. Fuori e dentro la scuola, stessa filosofia.

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