Movimento di via monte Boglia in vantaggio nella corsa verso le elezioni di aprile dopo la rinuncia di Bertini e le dimissioni di Angelo Petralli
Se il buongiorno si vede dal mattino, non ci si annoierà durante questa campagna elettorale in vista del rinnovo dei poteri comunali a Lugano. Gli ingredienti non mancano per renderla interessante. E il quadro che si sta delineando mette la Lega dei ticinesi in posizione di indubbio vantaggio. La scelta dei nomi per le liste è da sempre oggetto di confronto interno ai partiti e motivo di mal di pancia (per chi resta escluso). E stavolta c’è stato pure il colpo di scena: la rinuncia a ripresentarsi da parte del vicesindaco di Lugano Michele Bertini. Non ci vuole un politologo né il parere di ex politici navigati per capire che la decisione (che a livello personale merita rispetto), in termini elettorali inguaia il Plr: a meno di sorprese e qualunque sia il nome che prenderà il suo posto, appare inverosimile raggiungere l’obiettivo di ottenere tre municipali, superare così la Lega dei ticinesi e riprendersi la maggioranza persa nel 2013.
Dal canto suo, il movimento di via Monte Boglia si frega le mani siccome oggi l’orizzonte si presenta sereno nonostante gli ultimi risultati delle elezioni federali non siano stati proprio brillanti e comunque al di sotto delle aspettative. Si frega le mani, dicevamo, perché il principale ostacolo alla conferma del sindacato e degli altri due seggi in Municipio – il vicesindaco – si è ritirato e il movimento potrebbe così consolidare la propria maggioranza nell’esecutivo. Questo, pur avendo un gruppo in Consiglio comunale che sovente in questa legislatura ha giocato a fare l’opposizione (molto meno ultimamente, vedi la posizione allineata all’esecutivo sul moltiplicatore d’imposta e sull’aeroporto) e dovendo convivere nella lista con tre rappresentanti dell’Udc, ringalluzziti dall’esito delle Federali che hanno portato Marco Chiesa nel Consiglio agli Stati. Risultati, quelli conseguiti nella corsa verso Berna, che fanno ben sperare anche nel variegato mondo della Sinistra, dove con la lista unica in cui i Verdi, forti del successo nazionale hanno due candidati in più rispetto a quattro anni fa, si punta decisamente a raddoppiare il seggio di Zanini Barzaghi.
Non è per nulla sicuro che gli estremi dell’emiciclo si rafforzino anche in riva al Ceresio come successo nelle due camere del Parlamento. Ma fanno gola sia a Destra che a Sinistra quei seggi lasciati ‘scoperti’ dai due municipali che non si ricandidano, oltre al vicesindaco, anche il popolare democratico Angelo Jelmini. E il Ppd dovrà sciogliere le sue tensioni interne e presentarsi compatto. Sì, perché, seppur annunciate quattro anni fa per la fine di questa legislatura, le dimissioni del presidente sezionale Angelo Petralli a quattro mesi dal voto sono un brutto segnale. Al più presto, i popolari democratici dovranno lasciarsi alle spalle le ruggini legate alla sfumata presenza in lista di personaggi di peso elettorale come l’ex senatore Filippo Lombardi e la deputata in Gran Consiglio Nadia Ghisolfi (anche se quest’ultima potrebbe rientrare nelle lista nel caso in cui la sua candidatura venisse messa ai voti dall’assemblea convocata settimana prossima a Pregassona). Altrimenti, la conferma del seggio a Palazzo civico è tutt’altro che scontata.
Insomma, lo scenario che si profila (che peraltro potrebbe cambiare senza preavviso da oggi al 27 gennaio, il termine di deposito delle liste e nei poco più di due mesi che mancano all’appuntamento di aprile con le urne) assomiglia a una congiura ordita inconsapevolmente dai partiti di centro per favorire la Lega.