A Palazzo Civico il clima è più rassicurante, ma alcune forze – Lega e Udc, ma soprattutto Verdi e Mps – riescono ancora ad alimentare il dibattito politico
Il 2019 ha segnato il definitivo distacco della politica cittadina dal movimento cresciuto attorno agli operai delle Officine di Bellinzona. Un carro sul quale durante lo sciopero del 2008 erano saliti in molti, taluni perché convinti sostenitori della lotta operaia, altri perché a poche settimane dalle elezioni comunali di allora non figurare al fianco di Frizzo e compagni, non esporre la bandiera rossa di ‘Giù le mani’, avrebbe rappresentato un harakiri in termini di voti.
Cos’è rimasto di quel “siamo tutti operai delle Officine” che ha scaldato il cuore turrito? L’associazione ‘Giù le mani’, che conta 700 soci, si è riunita in assemblea il 4 dicembre alla presenza di venti membri dai capelli ormai grigi. Il presidente ha annunciato che medita di lasciare, sebbene ritenga importante tenere alta l’attenzione sulla riduzione dei posti di lavoro (almeno 250) prevedibile con l’avvento del nuovo stabilimento di Castione. Progetto attorno al quale si sono coalizzati Plr, Ppd, Lega, Udc e Ps. Quel Ps che vede nel sindaco un ‘upgrade’ rispetto al vecchio modo di fare socialismo nella capitale. È stato il primo nella sinistra a far cadere il tabù, caro anche ad altri partiti, secondo cui le Officine mai avrebbero dovuto lasciare lo storico stabilimento; e ha così contribuito a far affossare l’iniziativa popolare ‘Giù le mani’ sostenuta lo scorso 19 maggio soltanto dal 35% dei ticinesi votanti. Riorientare con Cantone e Ffs i 120mila metri quadrati del comparto ferroviario cittadino prevedendo uffici, appartamenti, scuole e aziende ad alto contenuto tecnologico dovrebbe portare Bellinzona ad assumere un ruolo meno subalterno sul piano cantonale e nazionale. Temendo che si tratti di mera speculazione edilizia, Verdi e Mps si sono smarcati su questo e su molti altri temi. Tanto da autodichiararsi forze d’opposizione. E con loro anche Lega e Udc, con un profilo però meno propositivo e più declamatorio.
Ma si può parlare oggi di vera opposizione nella Bellinzona aggregata? La legislatura breve che sta volgendo al termine era iniziata col referendum sugli onorari dei municipali infine ritenuti dalla popolazione troppo generosi. Chi si è messo di traverso in quella circostanza ha successivamente alimentato, su svariati altri dossier, un dibattito politico altrimenti monocorde che non sarebbe andato oltre a qualche educata punzecchiatura esercitata fra le righe dei rapporti commissionali. D’altronde, è indubbio che rispetto alle polemiche molto personali di 10 anni fa, oggi il clima politico a Palazzo Civico sia più rassicurante. È però grazie anche al martellare delle ultra-minoranze se in città si migliora l’offerta per doposcuola e servizio mense, si riduce l’impatto ambientale delle grandi manifestazioni, si sperimenta il riciclaggio della plastica, si tenta di non far peggiorare le rendite pensionistiche dei dipendenti comunali, si riserva più attenzione al verde urbano come pure alle opportunità formative e professionali delle generazioni presenti e future. In questo contesto, l’associazione ‘Giù le mani’ insegna ai politici che per affrontare certe battaglie bisogna metterci la faccia, sporcarsi le mani ed essere proattivi. Vincerle, è un altro discorso.