Fa discutere e rischia di esacerbare gli animi l'ultima mossa dell'Ac Bellinzona che ha portato il caso in Pretura. Martedì l'assemblea.
La vicenda che da troppi mesi vede al centro del ring il Team Ticino e agli angoli Fc Lugano, Fc Chiasso, Ac Bellinzona e Federazione ticinese di calcio (Ftc), sembra sempre più un discorso tra sordi, dove tutti parlano, ma nessuno ascolta. Il futuro della formazione calcistica d’élite in Ticino è legato a un rapporto che nel corso degli ultimi anni si è incancrenito al punto da mettere seriamente a rischio la sopravvivenza dell’unico polo ticinese riconosciuto dall’Associazione svizzera di calcio (Asf).
Che Lugano e Chiasso su un fronte e Bellinzona sull’altro fossero ai ferri corti già si sapeva, ma l’ultima mossa del club granata, quella di portare in Pretura il Team Ticino nella speranza di ottenere l’annullamento dello statuto votato appena un mese fa, rischia di esacerbare ulteriormente gli animi. Lo scorso 16 luglio si pensava che l’assemblea dell’Associazione tenutasi a Tenero potesse avere l’effetto di un temporale su una foresta in fiamme. Ma l’acqua è evaporata ben prima di entrare in contatto con il terreno, per cui già il giorno dopo il raggiunto accordo, il Bellinzona aveva espresso il suo malcontento per una soluzione che, a suo dire, lo metteva in un angolo nell’incomodo ruolo di finanziatore senza voce in capitolo e non tutelava le minoranze, appunto.
Che il fuoco covasse ancora sotto la cenere, dunque, era cosa nota, ma forse non ci si aspettava che le fiamme riprendessero vigore così presto e a pochi giorni dall’assemblea (martedì) chiamata a eleggere il nuovo comitato e il nuovo presidente del Team Ticino, sulla base di uno statuto contestato da uno dei membri fondatori. La tesi accusatoria della società granata è chiara: Leonid Novoselskiy non avrebbe avuto diritto di rappresentare il Lugano in assemblea, in quanto avente “un influsso determinate” sull’Fc Chiasso, in aperta contravvenzione delle norme della Swiss Football League (Sfl). Si è dunque scelto di non attaccare lo statuto in quanto tale, bensì di contestare la legittimità di uno dei membri.
Ma dove potrebbe condurre questa strategia? Per cominciare, il pretore non ha ritenuto di dover adottare misure cautelative, per cui martedì nel corso dell’assemblea verrà eletto il nuovo comitato sulla base della ripartizione decisa il 16 luglio (4 rappresentanti per il Lugano, 2 a testa per Chiasso e Bellinzona, 1 per la Ftc). Comitato che si insedierà in modo legittimo, in attesa delle eventuali decisioni della giustizia, qualora il Bellinzona, dopo l’istanza di conciliazione (che ben difficilmente potrà smuovere le parti dalle loro attuali posizioni), decidesse di proseguire con una causa vera e propria.
E se alla fine i granata la spuntassero? Sarebbe tutto da rifare, con la quasi certezza, però, che nulla cambierebbe. Infatti, al Lugano basterebbe scegliere un nuovo membro in sostituzione dell’indesiderato Novoselskiy e votare una seconda volta – con l’avallo di Chiasso e Ftc – quelle risoluzioni tanto indigeste al Bellinzona. Ma allora l’azione portata avanti dalla società del presidente Righetti quale obiettivo si prefigge? Probabilmente quello di guadagnare tempo, nella speranza che qualche fattore esterno (ad esempio di nuovo l’Asf) possa intervenire, da qui all’istanza conciliatoria (o alla decisione finale del pretore), per mutare le carte in tavola.
Insomma, il Lugano vuole contare di più, il Bellinzona non ci sta a contare di meno. Una lotta di potere per la quale non si intravede un trattato di pace, ma nemmeno un armistizio. E come in ogni guerra, le prime vittime rischiano di essere gli innocenti, vale a dire tutti quei ragazzi che dal Team Ticino si aspettano una formazione calcistica di primo livello. Un passo indietro, almeno per loro, forse dovrebbero farlo tutti.