Il predatore sessuale del locarnese, si fingeva 15enne, e ha addescato 17 undicenni, che hanno postato loro foto senza veli. Come proteggere i preadolescenti
«Ti amo, mandami una foto dove sei nuda. Poi ti faccio un bel regalo». La rete colpisce ancora. Un trentenne del Locarnese, un vero predatore sessuale notturno, barando sulla sua età – si spacciava per un 15enne – ha adescato venti ragazzine (tra 11 e 15 anni) tramite social o app. Preparava con astuzia la sua trappola. Dopo qualche approccio, tra complimenti e promesse, il discorso scivolava sulla sessualità. Il finto ‘teenager’ faceva il primo passo, inviando in chat foto e filmati delle sue pratiche erotiche. Con l’inganno ha convinto diciassette ragazzine, alla loro prima esperienza affettiva, a mostrarsi senza veli, in atti di masturbazione o a spedire foto o video di nudo parziale o integrale. Intimità rubate che l’uomo poi spediva ad altri utenti della rete.
“Un po’ me ne fregavo di quello che volevano. Era l’impulso di mostrarmi”. Questo ha detto a caldo il trentenne, poco dopo l’arresto. Nella sua testa c’era un unico chiodo fisso, quello di soddisfare le sue voglie usando qualsiasi mezzo. In aula, la scorsa settimana, si è scusato con le sue baby vittime. «Di solito non accettavano subito, dovevo lusingarle. Parlavo di regali di Armani, così rimanevano innamorate e la storia procedeva». L’uomo, che dovrebbe iniziare una psicoterapia, è stato condannato a 2 anni e 9 mesi per ripetuti atti sessuali con fanciulli, tentati e consumati, e pedopornografia.
Questo processo alle Criminali ha spalancato una finestra sul ‘sexting’ – lo scambio, tramite internet o cellulare, di foto intime di sé stessi – evidenziando quanto i preadolescenti siano vulnerabili. Un cellulare può diventare un’arma se nelle pieghe della rete incontriamo un predatore, che manipola i più deboli per soddisfare le proprie voglie. Sono scaltri e sembrano avere uno speciale radar per scovare le vittime.
Sarà la curiosità, la voglia di piacere, di essere considerate e amate, la pressione del ‘presunto’ partner e la paura di perderlo… eppure 17 ragazzine hanno inviato ad uno sconosciuto in rete, che forse per un momento le ha fatte sentire importanti, immagini e video delle loro parti intime. Dimenticando che ogni scatto, una volta in rete, difficilmente può essere tolto dalla circolazione: anche se cancellato, forse è già stato copiato diverse volte e condiviso. Basta un clic e si perde il controllo.
C’è chi altrove si è suicidato, come una 15enne finlandese che non ha retto all’umiliazione di avere le sue foto pornografiche in rete. Ad aggirarla un 30enne zurighese, condannato lo scorso novembre. Una via crucis anche per i genitori. La madre di una vittima, settimana scorsa, era in aula: «Mi sento in colpa per non essere riuscita a proteggere mia figlia da un ladro che è entrato nella sua vita e le ha rubato l’innocenza».
Ma che cosa può fare un genitore per proteggere un adolescente, non sempre facilmente decifrabile o gestibile, da questi predatori virtuali travestiti da innocenti agnellini.
Vietare non sembra servire a molto e non risolve il problema, meglio educare e prevenire.
Nelle sue campagne Pro Juventute ricorda ad esempio di parlare coi figli di ciò che vivono in rete oppure offrire di discuterne con una persona di fiducia. Altro tema, le immagini che postano: spiegare loro quali sono rischiose o ci faranno arrossire se le vede tutta la scuola. Inoltre, l’adulto deve dare il buon esempio su come ci si mostra sui social.
Da non sottovalutare la pressione degli amici, del partner, di uno sconosciuto incontrato in rete. Se un giovane impara a pensare con la propria testa forse è più attrezzato per dire di no, anche quando è sotto pressione.