Il “siedo il bambino” dell'Accademia della Crusca è diventato, soprattutto sui social media, tema di discussione, di polemica e persino di sfottò politico
Volendo trovare qualcosa di positivo, nelle polemiche sul “siedi il bambino”, c’è l’affetto dimostrato per la lingua italiana, alla quale evidentemente in molti tengono. Affetto che però si manifesta in maniera un po’ ottusa, con brancaleonesche mobilitazioni sulla (presunta, come si dirà) legittimazione da parte dell’Accademia della Crusca degli usi transitivi di verbi intransitivi, il già citato “siedi il bambino” o, se si vuole un esempio più colorito, “esci il cane che lo piscio”. Ora, a una domanda sull’uso transitivo del verbo sedere, la Crusca ha risposto con dovizia di particolari come si conviene a una consulenza linguistica, quello che in fondo tutti i parlanti sanno o dovrebbero sapere: che la lingua è costruzione umana, muta nel tempo e dipende dal contesto, perché corre una notevole differenza – di costruzione, di stile, di vocabolario – tra chiacchierare con un amico e tenere un discorso pubblico. E quindi il verbo sedere “ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto”, come scrive Vittorio Coletti nella sua risposta. Insomma, potete dirlo quando cenate con la famiglia a casa, non a una cena di gala. Almeno per ora, in futuro chissà, perché la lingua la fanno i parlanti, e le istituzioni come la Crusca la studiano, non la impongono. Una risposta che si scontra con il manicheismo grammaticale di chi riduce la ricchezza della lingua all’alternativa giusto/sbagliato e cerca regole precise, universali e immutabili – sulle quali l’Accademia della Crusca dovrebbe vigilare, quasi fosse la Psicopolizia immaginata da George Orwell. Aggiungiamo alla polemica certo giornalismo che – vuoi per la fretta, vuoi per la ricerca di notizie che si facciano leggere o quantomeno facciano fare clic online – trasforma la questione non solo in una rivincita dei dialetti del Sud (l’uso è effettivamente diffuso soprattutto nel Meridione) ma anche in “sdoganamento” dell’uso transitivo dei verbi intransitivi, tirando pure in ballo i “nazigrammar” (che, se devi scrivere di lingua italiana, sarebbe magari il caso di evitare frasi fatte e anglicismi, o perlomeno usarli correttamente: è ‘grammarnazi’, non ‘nazigrammar’). Ecco che “siedo il bambino” è diventato, soprattutto ma non solo sui social media, tema di discussione, di polemica e persino di sfottò politico, con Matteo Salvini a tirare in ballo la Crusca per commentare uno striscione. Segno, si diceva, che della lingua c’è ancora chi si preoccupa – il che è certo un bene. Ma è anche segno delle grandi difficoltà che abbiamo, come società, nell’avere confronti pacati, nel dissentire senza insultare. Il che non è un bene.