Il vento soffia a destra ma se i socialisti uscissero dal governo dovremmo abituarci a maggiori sollecitazioni: iniziative, referendum e proteste. La Francia insegna
È stato un fine settimana all’insegna delle promesse elettorali per quattro formazioni – Lega, Udc, Ps e Verdi – tutte in pista per aprile. A parte qualche mal di pancia, anzi di denti (per il verde Franco ora Udc), che ha fatto dire a Lara Filippini che ‘si rischierà (ndr. per il voltamarsina) di perdere voti’, sulla destra, l’alleanza Lega-Udc è stata benedetta come una lettera alla posta. Con questa mossa i due consiglieri uscenti, Norman Gobbi e Claudio Zali, hanno la rielezione in tasca, pur dicendo di temere qualche zampata Plr. A dire il vero l’avevano già anche prima, un po’ per il vento che spira (che premia la Lega partito ‘territoriale’), un po’ per il lavoro che stanno facendo in CdS, e un po’ per la mancanza di concorrenti fuoriclasse in casa altrui. E pensare che, prima che il Nano scendesse in campo con la sua armata brancaleone oggi partito di maggioranza relativa, sia Plrt che Ppd potevano vantare una doppia rappresentanza in governo, ritenuta inespugnabile. Ma è inutile piangere sul latte versato e i tempi (molto) andati.
Lega e Udc a parte, questo è stato anche il fine settimana della presa di coscienza pubblica del Ps che – detto in parole povere ma chiarissime – ‘o la va o la spacca’. Per il partito di Igor Righini, con tanto di casco e bandiera rossa per la storica battaglia, le prossime undici settimane saranno di passione. I socialisti sentono che, come detto, il vento soffia a destra e che non è facile far passare le loro idee a chi ne ha in realtà bisogno: tanti elettori che prima davano loro maggiormente retta, sia nel ceto medio che (soprattutto) in quello ancor meno fortunato/tutelato, negli anni si sono spesso ritenuti sempre più rappresentati da chi ha fatto proprie le rivendicazioni del ‘primanostrismo’ nostrano. La paura, non è una novità, fa novanta. Il congresso Ps è quindi stata l’occasione propizia per ribadire da che parte è stato e sta il partito: nella storia, dietro le conquiste che oggi diamo per acquisite/scontate in ambito sociale (Avs, Ai); in ambito professionale, a sostegno dei contratti di lavoro; sul fronte della parità dei diritti e salariale fra uomo-donna, sempre in prima linea; nella tutela della qualità dell’ambiente pure. Ma, si sa, non basta guardare al passato quando si governa nel presente, quando la memoria è corta e quando si deve srotolare un programma elettorale che guarda al futuro, perché le elezioni servono a riavere un nuovo mandato di fiducia dai cittadini per i prossimi quattro anni. Così il Ps si è sforzato di mostrare con tutta una serie di testimonianze di persone ai margini, qual è la sua azione politica: donne rimaste senza lavoro dopo una gravidanza, pensionati che non ce la fanno più sotto il peso dei premi delle casse malati e via dicendo si sono raccontate. Persone alle quali il Ps ha voluto dar voce e che hanno fiducia nella socialità e negli aiuti promossi dalla sinistra, nella convinzione che la torta vada distribuita più equamente. Mentre ascoltavamo quelle persone, che dicevano di credere nelle ricette Ps, ci siamo però chiesti: ma quanti altri cittadini meno fortunati, trovandosi nella loro stessa situazione, hanno optato per votare Lega/Udc? Molto probabilmente non pochi se ci troviamo a discutere di possibile estromissione della sinistra dal governo, mentre la Lega punta anche alla maggioranza relativa in parlamento riaffidandosi al grande vecchio Attilio. Il dibattito (eterno) fra libertà e giustizia sociale e sul come coniugarle fra loro è quindi più lanciato e attuale che mai. Certo è che, se il Ps dovesse rimanere fuori dalla stanza dei bottoni – in un sistema politico come il nostro che si regge sulla ricerca del compromesso – dovremo abituarci a maggiori sollecitazioni: iniziative, referendum e qualche sfilata per le nostre strade. La Francia insegna.