Commento

Le cicatrici della polemica tra Lac e Finzi Pasca

Contrasto sempre più aspro. Con il rischio, per la compagnia teatrale, di una disaffezione del pubblico e per il centro culturale di una ridotta autonomia

10 ottobre 2018
|

Di nuovo a scrivere di Lac e di Compagnia Finzi Pasca. Non per commentare un nuovo spettacolo o un nuovo progetto artistico, come ci si potrebbe aspettare trattandosi di due importanti realtà culturali, ma per fare il punto su una polemica per la quale appare difficile anche solo immaginare una soluzione. Non solo per le difficoltà nell’accontentare la compagnia nelle sue richieste – peraltro non sempre chiare: spazi per le prove, uffici, poter contribuire alla gestione del centro culturale… – o per le divergenze sul senso dell’essere una compagnia residente, ma soprattutto per i toni sempre più aspri che ha assunto il dibattito. Lo dimostrano le parole usate da Daniele Finzi Pasca appena lunedì, in una conferenza stampa in teoria incentrata sullo spettacolo ‘Donka’ (vedi edizione di ieri), lo dimostra la netta presa di posizione dell’ente autonomo che gestisce il Lac, lo dimostra l’amarezza e la delusione con cui il direttore del centro culturale Michel Gagnon ha risposto alle nostre domande (vedi pagina 2 di oggi).

Uno scontro in cui è sempre più difficile non schierarsi per uno dei due fronti; tuttavia vogliamo provare, ancora una volta, a restare neutrali. Non solo perché il gioco del “ha ragione lui” rischia di essere sterile, ma perché adesso è forse più importante pensare alle conseguenze di quanto sta accadendo. Non solo in caso di una a questo punto tutt’altro che improbabile separazione, perché anche in caso si riuscisse chissà come a ricucire lo strappo, il rattoppo rimarrà visibile ancora a lungo.

Iniziamo dalla Compagnia Finzi Pasca. Che cosa rischia? La disaffezione del pubblico di casa, o almeno di quella parte che inizia a essere stufa dei continui piagnistei dell’artista. Poco male, si dirà, per una compagnia attiva a livello internazionale – non staremo qui a ricordare il numero di spettatori e Paesi raggiunti nelle loro tournée, ma sono tanti –, tuttavia qui parliamo di una compagnia che ha fatto del legame con il territorio la sua cifra stilistica e che rischia certamente di perdere qualcosa.

Più complessa e delicata la situazione del centro culturale. Non solo perché senza Finzi Pasca verrebbe meno uno dei motori del progetto Lac come pensato fin dall’inizio. Anche perché, come la compagnia può trovare un altro luogo di creazione, il Lac può trovare un’altra realtà teatrale da accogliere e far crescere, per quanto meno conosciuta a livello internazionale.

No, il vero nodo per il Lac, il vero pericolo di tutta questa polemica riguarda l’indipendenza del centro culturale. Indipendenza che adesso viene, per forza di cose, messa in discussione. Conseguenza non voluta – almeno da alcuni – oltre che delle accuse della Compagnia Finzi Pasca alla direzione del Lac (e di LuganoInScena), anche del continuo chiamare in causa il Municipio di Lugano come mediatore se non addirittura come ‘deus ex machina’ in grado di risolvere la questione, magari mettendo in riga il Lac. Una narrazione pericolosa, questa, che vede un Lac incapace di organizzarsi in autonomia e bisognoso di tutela (politica, ma non solo). Perché certamente si possono, e si devono quando necessario, criticare le scelte del direttore del Lac e quelle dei direttori di LuganoMusica, di LuganoInScena e del museo d’arte, così come si può discutere del mandato che stabilisce gli scopi del Lac; ma tutto questo garantendo la piena autonomia del centro culturale, libero di agire e ovviamente anche di sbagliare. Solo così possiamo sperare di avere non solo un Lac, ma anche una scena culturale forte. Per il bene di tutti.