Dopo tre anni di convivenza si litiga sotto il tetto del centro culturale luganese. Serve una soluzione, anche drastica, ma serena
«Ce l’abbiamo fatta!». Era stata questa la reazione – quasi un urlo di gioia – di Daniele Finzi Pasca al momento del taglio del nastro del Lac. Sono passati poco più di tre anni da quel sabato di settembre, da quella grande festa per l’inaugurazione del centro culturale alla cui nascita ha certamente contribuito anche l’artista ticinese. Non sorprende che in questi tre anni si sia conclusa la luna di miele: è normale che sorgano divergenze, tra due realtà complesse come un centro culturale che unisce sotto lo stesso tetto museo, sala concerti e teatrale, e una compagnia i cui spettacoli girano tutto il mondo.
Tuttavia nelle ultime settimane si è andati oltre i soliti litigi che nascono, per contrasti o incomprensioni, all’interno delle coppie. L’impressione – visti soprattutto i toni utilizzati – è quella di un divorzio e in alcuni casi è già iniziato l’antipatico gioco del “da che parte stai”, se da quella dell’artista che si sente ostracizzato dai funzionari del centro culturale o se da quella del Lac che rivendica una propria autonomia artistica e gestionale.
Un gioco dal quale preferiamo sottrarci finché possibile. Non solo perché è difficile stabilire chi abbia ragione e chi torto – ammesso che qualcuno abbia davvero ragione e qualcun altro torno: se certo in molti, e non solo la Compagnia Finzi Pasca, si aspettavano qualcosa di diverso dal Lac, è indubbio che in questi anni il centro culturale luganese sia riuscito a costruire una propria identità dialogando con il territorio. Il motivo per cui non ci schieriamo da una parte o dall’altra è che in questo momento non c’è bisogno di alleati per l’ennesima battaglia.
Occorre guardare oltre. Il che, concretamente, significa capire se c’è spazio per ricostruire, a questo punto su nuove basi e dando seguito ai segnali inascoltati, il rapporto tra Lac e Compagnia Finzi Pasca. Oppure se non è il caso di pensare a una separazione consensuale. Perché se da una parte i margini per un riavvicinamento probabilmente ci sono, dall’altra bisogna rendersi conto che è meglio – per entrambi – lasciarsi da amici che continuare a litigare. La fine della residenza artistica e della presenza a Lugano della compagnia non deve essere un tabù ma una opzione da valutare, se possibile, con serenità. Che la Compagnia Finzi Pasca possa sopravvivere senza il Lac non c’è dubbio, avendo per anni lavorato lontano da Lugano; tuttavia in questi anni anche il Lac ha dimostrato una solidità che fa pensare possa sopravvivere senza la compagnia – che comunque potrebbe portare i suoi spettacoli a Lugano come li porta in altri teatri per il mondo.
Per discutere c’è tempo fino al 2020, quando scadrà l’attuale accordo di residenza (che coinvolge anche Cantone e Pro Helvetia). Cerchiamo di arrivarci il più serenamente possibile, per il bene di tutti: della Compagnia Finzi Pasca, del Lac e del pubblico.