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‘Tra 5 anni avrò rivoluzionato la sanità’ e i suoi costi

La ricetta di Antoine Hubert per tenere i premi sotto controllo passa da un nuovo concetto di rete sanitaria integrata che evita doppioni. Anche in Ticino

In sintesi:
  • Si collabora su obiettivi comuni: ridurre doppioni, eventuali interventi e farmaci inutili, potenziare le cure a domicilio, contenere i costi e abbassare i premi
  • Malgrado proposte e tante discussioni in parlamento – dalla cassa malati unica al blocco dei premi –, non si è ancora trovata la quadratura del cerchio
(Olivier Maire SMN)
5 ottobre 2024
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“Tra 5 anni avremo fatto una rivoluzione in Svizzera, la rivoluzione della sanità”. È la promessa di Antoine Hubert, patron del Gruppo Swiss Medical Network, la rete svizzera di ospedali e cliniche private che ha anche tre strutture in Ticino (Ars Medica di Gravesano, Sant’Anna di Sorengo e il Centro medico Blenio). Mentre sta arrivando la nuova, ennesima, drammatica stangata dei premi di cassa malati – dolorosissima in Ticino (con un +10,5%, ossia 45 franchi in più per un premio mensile sui 472 franchi) –, il manager della sanità punta su una nuova soluzione: la rete di cure integrate che mette sotto lo stesso tetto i fornitori di prestazione (chi eroga le cure), l’assicurazione (Visana) e il Cantone (per ora Berna). Si collabora su obiettivi comuni: ridurre doppioni, eventuali interventi e farmaci inutili, potenziare le cure a domicilio, contenere i costi e abbassare i premi. In un sistema che ha pochi incentivi per diminuire il volume di prestazioni, si punta sulla collaborazione per contenere i costi. Il nuovo modello testato da un anno nel Giura bernese, arriverà in Ticino dal 2025. Che cosa è e come funziona, lo abbiamo chiesto direttamente al patron Antoine Hubert che abbiamo incontrato a Genolier dove è stata appena inaugurata una piattaforma per l’innovazione medica (vedi box).

Malgrado proposte e tante discussioni in parlamento – dalla cassa malati unica al blocco dei premi –, non si è ancora trovata la quadratura del cerchio. Siamo bloccati in un vicolo cieco, fatto di tanti, troppi attori, ciascuno coi propri obiettivi e guadagni, una popolazione che invecchia (uno svizzero su quattro soffre di malattie croniche e costose), medici di famiglia che diventano mosche bianche (un terzo dei camici è over 55, entro il 2033 avremmo bisogno di oltre 2’300 nuovi professionisti), cure di qualità che devono rimanere accessibili per tutti, possibilmente anche in futuro. Proprio non se ne esce.

‘La sanità va gestita in modo manageriale’

«La sanità va gestita in modo manageriale, i costi aumentano perché non c’è concorrenza», inizia Hubert. Porta l’esempio della chirurgia laser agli occhi, non regolamentata. «Venti anni fa costava 15mila franchi, oggi 1’200 a occhio. Quando c’era troppa offerta, il mercato ha regolato l’attività: alcuni hanno chiuso, altri hanno raddoppiato il fatturato. Quello che manca nella sanità è il mercato». Troppa offerta fa aumentare la domanda in un settore dove più si prescrive, più si guadagna. «Per avere meno offerta, si deve chiudere qualche struttura. Mentre i Cantoni che fanno? Continuano a investire in strutture deficitarie. In Svizzera abbiamo un milione e mezzo di ospedalizzazioni per nove milioni di persone. Anche interventi meno complessi vengono fatti negli ospedali più sofisticati».

Più ambulatorio, meno stazionario

Gli facciamo notare che acuto e fine vita – notoriamente più costosi – deve gestirli per forza la sanità pubblica, mentre il privato può concentrarsi su ciò che rende. Non è d’accordo: «Tanti risparmi si possono fare prima del fine vita. Facendo in ambulatorio tutto ciò che è possibile, si risparmierebbe già il 30%». Gli chiediamo quale struttura chiuderebbe in Ticino: «Non conosco abbastanza l’Ente ospedaliero cantonale per giudicare». La sua ricetta, dice, è unire cure primarie e ospedale. «Oggi chi ha un problema va al Pronto soccorso, dove si fanno test, analisi... Se l’ospedale gestisse la rete, compresi i centri medici, potrebbe offrire cure più vicine alla popolazione, spendendo meno. Nel modello di cure integrate, ad esempio, gestiamo dall’ospedale anche le cure a domicilio. Appena è possibile accompagniamo il paziente a casa, dove costa al massimo 300 franchi al giorno. All’ospedale costa da 800 a mille franchi».

‘Vogliamo mantenere gli assicurati in salute’

Veniamo allora al progetto pilota, iniziato a gennaio 2024 nella regione dell’arco giurassiano con un piano sanitario alternativo al sistema tradizionale di assicurazione malattia. Qui sono stati riuniti in un’unica organizzazione, battezzata Réseau de l’Arc, tre azionisti (il gruppo Swiss Medical Network, Visana e il Canton Berna) per offrire un sistema di cure completamente integrato. Questa convivenza in un solo ente di tutti gli attori coinvolti nella filiera delle cure dovrebbe garantire – secondo Hubert – un controllo della spesa. Al posto di medicalizzare troppo i pazienti si vuole mantenere gli assicurati in salute, infatti chi sceglie questa opzione assicurativa (Viva con medico di famiglia) viene affidato a un ‘case manager’. Quello che il nostro interlocutore chiama un ‘navigatore della salute’, ossia un professionista che aiuta a coordinare il percorso di cura. «Deve sapere tutto dell’assicurato, accompagnarlo e aiutarlo a scegliere la soluzione migliore». Nel nuovo modello ci sono controlli medici regolari, e non solo quando le persone sono malate. Una prevenzione sistematica personalizzata per ogni paziente per mantenerlo in salute. Di regola – gli facciamo notare – è ciò che fa un buon medico di famiglia. «Qualche medico lo fa, ma tanti sono scollegati dagli ospedali, non ricevono un feedback immediato sul loro paziente, come invece succede nella nostra rete integrata».

Il timore di vedersi razionare le cure

La rete gestisce il capitale sanitario degli assicurati che scelgono questa opzione. Per ogni paziente c’è un budget a disposizione. Ad aderire a questo nuovo modello integrato sono stati quest’anno 1’500 assicurati. «Siamo riusciti a contenere i costi, di conseguenza i premi per il 2025 non aumenteranno. A inizio anno fissiamo un obiettivo di risparmio, era il 7% e lo stiamo mantenendo», ci spiega ancora Hubert. Proprio questa convivenza tra ospedali e cassa malati, due enti con obiettivi diversi, viene vista con molta riserva da chi teme una possibile ingerenza operativa da parte della cassa malati, che potrebbe impattare sulla qualità delle cure. «Ogni anno l’assicurato può cambiare cassa malati se non è soddisfatto e pensa che razioniamo le cure. La qualità di questo modello sarà determinata dal mercato. Se calano gli assicurati significa che ci siamo sbagliati, se aumentano significa che è la via giusta». Un punto ci pare davvero importante: i medici devono rimanere sufficientemente indipendenti per garantire la libertà terapeutica, essenziale per la cura dei pazienti. «Dal 2025 tocca al Ticino, entro il 2030 copriremo tutta la Svizzera», precisa Hubert. Il perno centrale di questo modello sono i medici di famiglia che scarseggiano, c’è tutta una nuova filosofia da implementare e le autorità cantonali da convincere. La sfida è dimostrare che un drastico cambio di paradigma possa ridurre i costi della sanità, offrendo cure di qualità accessibili a tutti.

La novità

Il salotto design dell’innovazione medica

Proprio accanto alla clinica Genolier è appena stata inaugurata una struttura – si chiama Genolier Innovation Hub, ma assomiglia a un salotto design – dove chi lavora nella sanità può incontrarsi e sviluppare nuove tecnologie. Un tale ecosistema avrebbe forse ‘partorito’ una macchina per la mammografia meno fastidiosa.


Olivier Maire SMN
Dal laboratorio all’applicazione clinica

«Entriamo in una nuova dimensione. Non è un incubatore, non è un acceleratore. Qui medici, operatori sanitari, ricercatori, start-up in fase di maturità, aziende, industrie specializzate, ospedali, cliniche e istituzioni accademiche si incontrano e collaborano per accelerare il progresso e l’innovazione nella cura della salute», ci spiega il radio-oncologo Jacques Bernier, direttore scientifico di Swiss Medical Network e del Genolier Innovation Hub.


Olivier Maire SMN
il radio oncologo Jacques Bernier, direttore scientifico di Swiss medical Network e del Genolier Innovation Hub

L’obiettivo, continua, non è avere la sede europea di grosse ditte, ma un luogo di incontro dinamico per gli attori della salute, dal laboratorio all’applicazione clinica, per facilitare la transizione “dalla ricerca di base alla pratica medica”, promuovendo lo sviluppo di nuove soluzioni, nell’interesse ultimo dei pazienti. Davvero spettacolare (e un po’ glamour) il suo auditorium da 300 posti, con uno schermo immersivo a 180 gradi. Sarà usato anche per conferenze. La sua direttrice Anna Gräbner, definisce il nuovo Hub “un ambiente in cui le idee prendono vita e vengono abbattute le barriere tra ricerca, industria e pratica clinica, dove l’innovazione prospera in modo fluido e interdisciplinare, con un’attenzione particolare all’applicazione clinica concreta”.


Olivier Maire SMN
La direttrice Anna Gräbner

L’obietttvo è sviluppare soluzioni innovative per le sfide sanitarie attuali e future. Per il dottor Oscar Matzinger, direttore medico della Radio-oncologia a Swiss Medical Network e uno dei partner del sito, «l’Hub consente un’interazione senza precedenti tra ricercatori e clinici, facilitando l’adozione rapida di nuove tecnologie mediche personalizzate, in linea con le esigenze dei professionisti».


Olivier Maire SMN
L’Hub e la clinica a due passi


Olivier Maire SMN


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