Le continue notizie di morte che giungono dai fronti di guerra aperti in questi ultimi anni, ci stanno abituando, a poco a poco, a una sterile indifferenza di fronte a tanta sofferenza. Nel nostro immaginario, la morte appartiene agli altri, e ognuno di noi ha la propria percezione della morte. C’è chi la ignora, ma prima o poi ne deve fare i conti, c’è chi la respinge, la rifiuta riempiendosi di negatività e poi ci sono coloro che si rassegnano e la tollerano accettandola come un fato, un’imposizione. Tutte queste predisposizioni creano paure. In questa settimana, dedicata ai cari defunti, è tradizione abbellire i cimiteri con decorazioni floreali e richiamare le memorie dei propri cari. Momenti in cui, l’attenzione è avvolta da nostalgici ricordi, creando quell’intimo rapporto intriso di pienezza, misto a serenità e dolore che attraversano i nostri sentimenti. Si prova una tenera pace in cui la vita sembra aver preso dimestichezza coi segreti della morte, per poi accorgersi che nella natura umana risiede un’anima candida in grado di accogliere e attraversare i confini stessi dell’esistenza. Un’occasione di riflessione verso un mondo a noi sconosciuto che scuote le nostre anime e genera paura, mentre il ricordo, la vicinanza, il parlarne, privilegia la trasformazione della conoscenza in vita. Quella morte, così lontana, distaccata, fatta di numeri, collocata ai margini dei nostri pensieri, ci distrae dall’esercizio di volontà del ricordo, della vicinanza, della comprensione. Prendiamo esempio da questa settimana per porci di fronte alla morte con pensieri costruttivi che esercitano una preparazione, con la complicità dei nostri cari defunti ad affrontare, con sempre più lucidità e attiva coscienza, l’avvicinarsi del momento.