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La memoria corta di Claudio Zali

“Uno schiaffo per la volontà popolare, un gesto di arroganza dei suoi sedicenti rappresentanti, una vergogna per la democrazia!”. È sbottato di brutto Claudio Zali, quando il Gran Consiglio ha deciso di abolire il balzello sui posteggi elegantemente definito tassa di collegamento. Possiamo capirlo, por nano: pugnalato anche da parte della destra! Zali, tuttavia, non ci sembra il politico nostrano più ligio a rispettare quanto espresso dal popolo.

Facciamo due esempi, uno recente e l’altro un po’ più remoto. Il Municipio dell’Alto Malcantone, a fine maggio, si dice contrario al rally del Ticino, che prevede un’escursione dalle sue parti. Disturbo della quiete pubblica, rischio di emulazione, sicurezza stradale a repentaglio, inquinamento ambientale, timori per la fauna, nessuna o minima ricaduta economica sono le motivazioni principali. Però il rally si è svolto comunque. Dopo la decisione del Dipartimento del territorio (in soldoni un diktat di Zali datato 2017) che sposta il Museo cantonale da Lugano all’ex Convento di Santa Caterina di Locarno, la compianta Tiziana Mona aveva lanciato una petizione per chiedere che il Museo finisse invece a Faido, dove due alberghi chiusi da anni ma a due passi dalla stazione erano bell’e pronti per la bisogna. In pochi giorni si raccolsero quasi 5’000 firme. “Locarno è più facilmente raggiungibile dell’Alta Leventina”, si disse allora, dimenticando le puntualissime code sul Piano di Magadino. Indovinate dove finiranno le nostre Storie Naturali, dopo il necessario restauro dell’intero comparto da una decina di milioni di spesa? … e nümm a pagum!

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