“Il consigliere di Stato leghista spinge verso il boicottaggio mediatico”. È quanto titolano diverse testate del gruppo editoriale Ch-Media, uno dei più importanti in Svizzera, che ieri hanno trattato la vicenda che coinvolge Claudio Zali e laRegione, con la richiesta dell’esponente leghista affinché il nostro giornale non riferisca del dibattimento – pubblico – che vedrà comparire davanti alla Pretura penale di Bellinzona la donna imputata, secondo quanto ipotizza l’atto d’accusa firmato dal procuratore generale Andrea Pagani, di tentata estorsione, tentata e consumata coazione, diffamazione e ingiuria ai danni dello stesso Zali. La richiesta in camera di conciliazione non ha portato a un accordo. “Fino a che punto la difesa della vita privata riguarda un consigliere di Stato? È giusto zittire preventivamente un giornale a proposito di un processo che potrebbe riferire dettagli della vita privata di un esponente del governo cantonale?”, scrive la LuzernerZeitung.
Quotidiani e portali online (23 testate in tutto) citano gli articoli pubblicati da laRegione e le argomentazioni di Zali, secondo il quale questa vicenda non ha nulla a che fare con la sua carica pubblica. Zali chiede che non si riferisca del dibattimento, ma pure di rimuovere dal sito e dagli archivi gli articoli già pubblicati. Le testate svizzero tedesche ricordano poi “l’ordine dato ai suoi funzionari di non rispondere più a richieste di informazioni del giornale laRegione” e “la disdetta del Dipartimento a tutti gli abbonamenti al quotidiano che dirige”. Le testate svizzero tedesche riportano anche le prese di posizioni sul tema da parte di esponenti politici e associazioni di categoria, come quella del presidente dell’Atg Roberto Porta che aveva definito l’iniziativa di Zali “sorprendente”.