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La Bellinzona-Galbisio

Il vostro articolo di martedì 8 ottobre 2024 segnala, per l’ennesima volta, la situazione di grande pericolo per i pedoni/allievi che transitano o attraversano il sedime stradale di via Galbisio. La problematica sicurezza qui dura da almeno 15/20 anni cioè da quando il traffico parassitario ha scelto questa via per evitare la trafficata via San Gottardo, entrata principale nord per Bellinzona, sempre più intasata. Il programma di agglomerato PAB5 della città prevede, con testardaggine, di intervenire su via Galbisio con costosi espropri per risolvere sia i vari pericoli che l’attuale frammentazione del marciapiede, lato montagna. Un semplice sopralluogo permetterebbe a chiunque di capire che qualsiasi intervento non risolverà il problema: i pericoli e la frammentazione del marciapiede sono destinati a rimanere per la conformazione di diverse proprietà a confine con la strada e, dopo costosi interventi, il problema non sarebbe risolto e saremo ancora ai piedi della scala. Via Galbisio pone due aspetti: il primo, e non di poco conto, è la spesa che lo Stato dovrà sobbarcarsi per espropri e attuare allargamenti, marciapiedi e ulteriore rifacimento del manto stradale. Stato che da anni vive una cronica mancanza di soldi. In questi mesi è stata rifatta, a caro prezzo, la strada proponendo un fondo fonoassorbente. C’è da sperare che per almeno altri 15/20 anni non venga rifatto. Il secondo aspetto non è un problema ma la soluzione. Di una semplicità stridente perché è sotto gli occhi di tutti: avere il coraggio di suddividere il traffico su due strade tramite senso unico: via Galbisio verso sud e via Campagna verso nord. Ogni senso permetterebbe di mettere in sicurezza sia traffico che pedoni/ciclisti, senza inutili spese per espropri perché l'intervento è semplice, non invasivo e i due campi stradali sono già pronti per questa semplice scelta. Ultima ma non meno importante osservazione. I proprietari toccati dal progetto PAB5 sfrutteranno tutti i possibili appigli giuridici con opposizioni e ricorsi che allungheranno di altri 15/20 anni la presenza dei pericoli e l’inefficace attuazione dell'intervento.