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Festa dei Patriziati tra storia e tradizioni

In occasione della Giornata nazionale dei Patriziati, i Comuni patriziali della Mesolcina e della Calanca organizzano, sabato 14 settembre 2024, un incontro dei Patriziati di Mesolcina e Calanca. Attingiamo alcune informazioni riguardanti questo importante evento dall’opuscolo “Speciale comuni patriziali” pubblicato il 29 agosto u.s. su ‘Il Grigione Italiano’, settimanale indipendente del Grigioni italiano. Il Grigioni conta 101 Comuni politici e 63 Comuni patriziali. I Patriziati hanno radici profonde che rappresentano una realtà viva e attiva nella preservazione del patrimonio culturale, storico e paesaggistico. Nel corso dei secoli essi hanno subito diverse trasformazioni. Anticamente il Comune patriziale era l’unico ente amministrativo con controllo totale sul territorio e sulle sue risorse. Alla metà del XIX secolo, con la creazione dei Comuni politici nella loro forma attuale, il ruolo dei Patriziati è mutato, diventando un’entità complementare nella gestione del territorio. A livello grigionese vi è il congodimento che assegna al Comune politico l’usufrutto dei boschi e dei pascoli coi relativi oneri di gestione. Sul piano svizzero dei 26 cantoni solo 14 possiedono queste istituzioni. Nel Moesano esistono 10 Patriziati. Fatta eccezione per i Comuni di Calanca, Santa Maria e Buseno e Verdabbio tutti gli altri hanno conservato questo antico statuto. Ancora oggi, i Patriziati sono molto più che semplici enti amministrativi; sono custodi della memoria collettiva, difensori del territorio e promotori di una gestione oculata delle risorse. Il Patriziato di Roveredo, guidato dal giovane e dinamico presidente Aurelio Troger, membro dell’Associazione dei Comuni Patriziali Grigionesi, è il deus ex machina della giornata commemorativa dei Patriziati del Moesano. Patrizio, da “pater” padre, nell’antica Roma questo statuto era riservato ai soli senatori. In seguito, riducendosi sempre più i membri del Senato, i senatori “doc”, si estese questo privilegio ad altri cittadini romani, di classe borghese aristocratica, e molto facoltosi, dietro pagamento di una cospicua somma di denaro; però non si chiamavano patrizi, bensì coscritti. In piccolo è un po’ ciò che capitò anche alle nostre latitudini, in cui molti richiedenti la cittadinanza svizzera, vennero “fatti svizzeri” in Comuni vallerani, bisognosi di denaro. Per i patrizi, la cosa fu diversa: con la nuova legge sul Patriziato i figli di madre patrizia e di padre no, diventano automaticamente patrizi.