Costantino, con la sua bicicletta, le sue borse e i suoi mazzi di fiori, non può più vendere a Bellinzona i fiori di stagione che raccoglie in natura o che pota nel giardino di qualche vecchietta che gli offre un pranzo o la possibilità di una doccia.
Non c’è posto per i diversi, i “poveri”, neanche se questi non chiedono nulla, né elemosina, né sussidi, né cure. Costantino non ha mai chiesto niente, si barcamena e offre i suoi fiori selvatici. E noi siamo liberi di rallegrarci portandoli a casa, e non per questo non andiamo più dal fiorista. In cambio gli diamo qualche franco che poi lui spedisce alla sua famiglia lontana.
Quante storie su di lui ci sarebbero da raccontare: da chi lo ha invitato a mangiare una pizza, da chi ha saputo che al suo paese era stato boscaiolo e ha potuto vedere il suo braccio doloroso, mal rimesso, a seguito di un incidente sul lavoro. Non c’è posto per lui, anche se è una persona che ci stimola a scambiare qualche parola o qualche gesto e ci permette di avere un atteggiamento di benevolenza.
Mi ricorda quella vecchietta che per anni s’incontrava alla stazione centrale di Zurigo: stava nel mezzo della grande hall, all’inizio appoggiata al suo girello, gobba con le sue borse contenenti le sue cose, e poi in sedia a rotelle. Le piaceva stare lì, osservava tutto il giorno il viavai di persone, d’inverno con una coperta sulle gambe. Alcune persone si fermavano a chiederle se stesse bene. A fine giornata la sua sedia a rotelle era sommersa da fiori e dolci, che sembrava fosse il carrello di una fiorista. Lei aveva il suo posto lì e nessuno l’ha mai scacciata.
Noi “benestanti” abbiamo bisogno di interagire con i “diversi” e di interrogarci sulla nostra società. Cosa risvegliano in noi persone come Costantino: il meglio o il peggio? Diamo testimonianza del “meglio”: lasciamolo tornare, “adottiamolo”, diamogli la “cittadinanza onoraria”… Perché persone come lui ci aiutano a non perdere la nostra umanità.