In un articolo apparso sulla "Regione" lo scorso 29 novembre, lo storico Andrea Ghiringhelli si è interrogato sulle sfide che sta affrontando il Plr ticinese.
Sunto dell'articolo è l'indebolimento del dibattito interno tra l'ala progressista e la corrente di partito propensa allo Stato minimo e alla libera iniziativa. Oltre a ciò si aggiunge la difficoltà nell'intercettare l'elettore mediano. Una porzione di popolazione quest'ultima che fatica a identificare nel Plr quella casa comune entro la quale convogliare idee anche distanti dalla linea prevalente, scomode a volte ma utili a rammentare l'eterogeneità dei diversi strati della società e dei suoi punti di vista. Eterogeneità come matrice per giungere a una sintesi progressista che sappia davvero essere rappresentativa delle diverse correnti. Questo sempre nel pieno rispetto dei principi liberali del dialogo, della persuasione, della solidarietà e della responsabilità individuale. Fin dagli albori il Plr attinse a una variegata realtà sociale. Operai, liberi professionisti e ceto medio componevano lo spettro di un partito che traeva linfa dalle diversità e dal loro confronto dibattimentale. Appare necessario rendersi conto che il recupero dell'elettorato perso potrà compiersi a patto di un serio ritorno a quella dialettica che fu. Un elettorato vario e rappresentativo che merita di essere recuperato non solo come bacino elettorale ma anche e soprattutto come rappresentanza della società in toto. Occorre un ritorno a un liberalismo come approccio in grado di creare una sintesi interpretativa tra conservazione e innovazione, liberando energie frutto di una società in perenne mutamento dove l'uomo deve continuare a essere posto al centro e considerato come il fine e non il mezzo.
Il Plr di Mendrisio è pronto alla sfida!