L’opuscolo informativo relativo alla votazione cantonale sul “decreto Morisoli”, ci informava che il pareggio dei conti entro il 2025 poteva essere realizzato attraverso il contenimento della spesa “senza sacrifici insopportabili per l’amministrazione, garantendo la continuità delle prestazioni e dei servizi pubblici di qualità, senza intaccare gli aiuti ai più bisognosi”.
Il Preventivo 2024 presentatoci ora dal Consiglio di Stato, ci dimostra – semmai ce ne fosse bisogno – il valore di quel testo: nulla più di un pio desiderio, di una letterina a Gesù Bambino.
Già, perché i prospettati tagli dei sussidi dei premi di cassa malati, nel settore degli anziani e degli invalidi, nel sostegno alle famiglie, ben poco hanno a che vedere con la continuità delle prestazioni e l’assenza di effetti sugli aiuti ai più bisognosi.
Così come la riduzione del salario dei dipendenti pubblici – ruffianamente definito un “contributo di solidarietà” – e la mancata compensazione del rincaro, poco hanno a che vedere con l’assenza di sacrifici per l’amministrazione e la continuità di un servizio pubblico di qualità. E siamo solo all’antipasto…
Sarebbe allora forse il caso che tutti coloro che hanno voluto venderci il testo citato sopra come realistico e realizzabile, non si nascondessero adesso dietro al “voto popolare”, ma facessero, onestamente, un pochino di autocritica.
Spiegando ai cittadini ticinesi di essersi, nella migliore delle ipotesi, sbagliati in buona fede o, nella peggiore – e come diceva Andreotti, che di politica se ne intendeva, “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” – di averli consapevolmente ingannati… vendendo lucciole per lanterne.