I disagi causati alla popolazione chiassese per via di richiedenti l’asilo dai comportamenti illeciti (sessismo, consumo smisurato di alcool, taccheggio) sono stati denunciati da politici e cittadini. La popolazione esprime disagio e preoccupazione. Per alcuni però, l’apprensione si rivolge anche alle retoriche adottate per denunciare tali atti: sebbene sotto accusa ci sia un gruppo esiguo di individui, alcuni interventi sui media portano a riflessioni generalizzanti e degradanti verso la totalità dei richiedenti l’asilo. Ne sono esempio dichiarazioni da parte di politici secondo i quali “la politica d’asilo di Berna è basata su ammissioni senza controllo”. L’affermazione è sproporzionata e non considera la modifica della legge sull’asilo (LAsi) che dal 2019 accelera le procedure d’asilo (eseguite entro 140 giorni) e prevede l’allontanamento dalla Svizzera in caso di domanda respinta; misure che hanno avuto come effetto quello di dissuadere i richiedenti a deporre domande ingiustificate o incomplete e rendere la Svizzera meno attrattiva. I disordini chiassesi hanno portato taluni a dichiarare “finti/falsi/sedicenti” i richiedenti, eppure il concetto di “falso richiedente l’asilo” è totalmente estraneo alla LAsi e non compare in nessuno dei suoi articoli. Questa retorica fuorviante, sebbene rivolta ad un gruppo di facinorosi, mette a rischio lo statuto di una moltitudine di asilanti estranei ai fatti. Il 26 giugno ’23 degli asilanti curdi si sono radunati davanti alla Sem di Chiasso denunciando le condizioni nelle quali vivono: caldo, sovraffollamento e limitazioni ingiustificate della libertà. Peccato che il forte disagio vissuto nello stabile di via Motta non abbia provocato gli stessi moti emotivi e indignazione causati, invece, dai delinquenti di piazza Indipendenza.