Sono laureato in pedagogia, in pensione dopo 37 anni di insegnamento in diversi ordini di scuola, durante i quali "mi sono scappati via" due ceffoni ad altrettanti allievi che proprio avevano ripetutamente abusato della mia pazienza: solo due sberle di cui però mi pento ancora adesso, a distanza di anni. Non posso dunque che trasalire di fronte all’assoluzione del maestro (ex, per fortuna!) della Collina d’Oro e soprattutto delle motivazioni di tale sentenza. Accertato che il maestrino ha colpito sulle mani con un righello qualche allievo; che dava pizzicotti; che appoggiava una matita –sapientemente appuntita alla bisogna- sulla testa di altri malcapitati, esercitando altresì "una certa pressione"; e di aver legato tre bambine alle loro sedie ("scherzosamente" dicono i giudici: chissà che risate si son fatte quelle povere allieve!); ebbene, dopo aver accertato che tutte queste violenze fisiche e psicologiche sono davvero avvenute, i giudici hanno stabilito che non hanno a disposizione "elementi probatori sufficienti per stabilire se si sia verificato oppure no un pericolo concreto per lo sviluppo psichico del minore". Aggiungono pure che quel calcio alla sedia goffamente giustificato dal maestrino in modo ampiamente contraddittorio ("Sono inciampato", "No, la sedia l’ho spinta dal perno per far accomodare meglio l’allievo") non si può prendere in considerazione perché – se ho capito bene il burocratese della Corte - ormai prescritto da diversi anni.
Dopo aver letto sentenza e, ripeto, soprattutto le motivazioni della Corte, mi è tornato in mente un vecchio adagio sulla Giustizia: forte coi deboli, debole coi forti. Guarda caso, il maestrino recidivo (se non sbaglio era già stato condannato per reati simili nel 2013) era anche sindaco di Montagnola.
Che tristezza…